Delia

Il Gioco della Gioia

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La Gioia di...

La gioia di ricordare una bella, antica amicizia

Barbara

Avevo 6 anni, io abitavo al secondo piano e lei, Manuela, stessa età, al piano terra. Ci siamo conosciute litigando: era il giorno della prima comunione, io avevo un bellissimo vestito bianco con tante margheritine e il velo. Lei era in fila dietro di me e mi ha strappato il velo. Mi sono messa a urlare e sono subito accorse le mamme a dividerci e calmarci... (nel frattempo grande trambusto in Chiesa!). Ma da quel giorno siamo diventate amiche, giocavamo insieme, guardavamo la tv e siamo state insieme per tanti anni abitando poi nella stessa casa. Crescendo uscivamo insieme, andavamo in discoteca, guardavamo i thriller alla tv poi una delle due aveva paura a tornare a casa... per due piani!!! Stavamo anche ore al telefono e ricordo che mio papà mi chiedeva "ma con chi parli?". "Con la Manu" rispondevo. "Ma se abita sotto, cosa avete da dirvi?". Ed io: "Niente"... e dopo due ore di telefono ci vedevamo una a casa dell'altra!

Poi lei si è sposata e si è trasferita ad Arona, sul lago Maggiore. Continuo a vederla un paio di volte l'anno, nel frattempo si è separata, (ora a causa covid è un sacco che non la vedo, non è potuta venire nemmeno al funerale di mio papà), ma ci sentiamo al telefono o via WhatsApp.

Un'amicizia che dura da 52 anni...

Disegno di Barbara

Delia

La mia amica d'infanzia si chiamava Carla, aveva un anno meno di me; anche le nostre mamme erano amiche.
Noi abitavamo al primo piano, loro al terzo della stessa casa.
Andavamo nella stessa scuola elementare, in due classi diverse, e ci fermavamo anche al doposcuola.
Poi veniva mio nonno Piero (materno) a prenderci; lo facevamo disperare, eravamo molto monelle. Saliti sul tram 21 per tornare a casa, noi correvamo in fondo a pestare con tutta la nostra forza un campanello a terra (era vietato).
Appena scese dal tram attraversavamo di corsa la piazzetta fino a casa, mentre il nonno affannato ci correva dietro, andavamo in bagno insieme e per fare presto facevamo la pipì una nel gabinetto e l'altra nel bidet... e poi correvamo alla televisione giusto in tempo per l'inizio della puntata del giorno di "Rin Tin Tin", il cane lupo mascotte dei soldati americani (purtroppo contro gli Indiani, ma allora non sapevamo come stavano le cose, che non era vero che gli Indiani erano cattivi come ce li presentavano in TV...).
Poi qualche anno dopo la famiglia di Carla ha traslocato, e l'amicizia purtroppo si è persa.

Immagine di feraliminal
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Maria Grazia

Cristina è l'amichetta della montagna, la conosco da sempre, i miei primi ricordi risalgono all'età di 5-6 anni. Trascorrevamo insieme i 3 mesi estivi, quando insieme ai miei genitori andavo a casa dei nonni materni, sul monte Amiata.
Lei veniva nel mio giardino e giocavamo all'ombra di un bellissimo castagno secolare. Avevamo a disposizione erba, foglie, fiori, sassolini e legnetti per cucinare con i pentolini e giocare a mamma e figlia. Giocavamo anche a campana, a nascondino, a palla... tutti giochi all'aria aperta e di movimento, poi passeggiate in bicicletta con salite e discese. Sono molto felice di aver vissuto un'infanzia non "tecnologica".
La nostra passione più grande è stata il pattinaggio a rotelle, da quando, verso i nostri 8 anni, hanno costruito una pista nel paese. Ci passavamo tutto il pomeriggio, eravamo autodidatte perché non c'erano istruttori. Imitavamo le bambine che sapevano pattinare, perché vivendo a Grosseto, prendevano lezioni di pattinaggio.
Siamo riuscite, spinte dalla passione, a fare esercizi in coppia!!!
Lei aveva un tutù azzurro però pattinava nella posizione interna, che è la parte maschile. Io che avevo i pantaloncini corti e una maglietta pattinavo all'esterno, perché mi piaceva fare la "femmina" e a lei andava bene così. Evidente scambio di ruoli!!! Il nostro abbigliamento non ci ha condizionate.
Ricordo che un giorno provammo a cambiare i ruoli ma finimmo in terra in pochi secondi, io inciampavo nei suoi piedi, perché ero abituata a non avere nessuno sulla mia destra. Ritornammo subito alle nostre posizioni.
Abbiamo ancor oggi interessi comuni, che sono nati durante l'infanzia.
Ci interessa l'astronomia, guardare le stelle e ci piacciono i film di fantascienza perché da piccole guardavamo insieme i telefilm UFO e Spazio 1999.
I film di medicina, tra cui ricordo il dottor Kildare, hanno avuto un seguito importante nella nostra vita perché lei è diventata medico e io osteopata.
Tante passioni in comune, tante esperienze vissute insieme... i ricordi più belli della mia infanzia li ho vissuti con lei e la nostra amicizia dura ancora oggi.
Con i nostri 56 anni direi che siamo arrivate alle nozze d'oro dell’amicizia!

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La gioia di un incontro speciale con un animale

Delia

E' successo una decina di anni fa: ero ai giardini di Porta Venezia, con il mio sacchetto di briciole da dare agli uccellini. Ero sul ponticello che attraversa il laghetto e avevo la mano sinistra aperta sporta in avanti, ormai vuota da briciole.

Un piccione mi si è posato sopra, ed è rimasto lì fermo per qualche secondo: il tempo per percepirlo come un "condensato di amore", come amore puro.

Un'esperienza intensissima! Questa cosa mi ha emozionato e meravigliato. Ma se un piccione, uno degli animali meno gradevoli e meno graditi che ci sono si presenta come amore puro, allora tutto il resto del regno animale quanto amore contiene?

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Barbara

Qualche tempo fa stavo passeggiando in corso Buenos Aires, a Milano, quando ho visto un uomo seduto sul marciapiede mezzo addormentato che chiedeva l'elemosina. Io di solito do una moneta quando sento di doverla dare, in quel caso il mendicante era un ragazzo che in una situazione normale non mi avrebbe suscitato granché, in quanto mi dava più la sensazione di un nullafacente. Ma ho incontrato gli occhi del suo cagnolino, due occhi grandi in un musetto dolcissimo che mi fissavano in una muta richiesta, sembrava mi dicesse "Ma come, te ne vai?". Avevo già fatto qualche passo per allontanarmi ma ad un certo punto mi sono bloccata. Mi sono voltata e i suoi occhioni erano ancora lì che mi guardavano. Sono tornata indietro e ho lasciato una moneta nel cappello dell'uomo, sorridendo al cagnolino. Ho sentito in me un'ondata di amore e di gioia che mi ha commossa e mi ha scaldato il cuore.

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Delia

Avevo circa 20 anni, facevo la baby-sitter a un gruppetto di bambini di 4-5 anni. Un giorno dovevo portarli in un posto vicino, e per arrivarci dovevamo attraversare un punto dove c'era di guardia un grosso cane nero. Appena ci ha visto il cane ha cominciato ad abbaiarci contro furiosamente. Ho tranquillizzato i bambini e poi mi sono rivolta al cane, dolcemente ma decisamente.
A voce alta gli ho spiegato che dovevamo proprio passare di lì, non c'era altra strada per poter andare dove dovevamo, e per favore se ci lasciava passare.
Il cane si è acquietato, e noi siamo passati. Avremo fatto 50 metri, che il cane ha ricominciato ad abbaiare, probabilmente ricordandosi di quello che era il suo compito, ma noi ormai eravamo fuori della sua portata, e sulla strada verso la nostra meta. La sensazione che ho avuto in quel frangente è di aver avuto addosso per un momento l'energia di San Francesco (quella dell'incontro con il lupo).

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(pixabay.com/it/vectors/cane-aggressivo-aggressione-rabbia-160532/)
e da Gorkhs (pixabay.com/it/vectors/cane-silhouette-ombra-bianco-e-nero-2103628/)

Barbara

Ero andata per la festa di Halloween (o festa di Samhain) ad Apricale, per partecipare al festival delle streghe di Triora, in provincia di Imperia.
Siamo arrivati (io e altri tre amici) che era già buio in questo Borgo medioevale che emanava un'energia particolare. Mentre andavamo al ristorante, l'unico che c'era, si è avvicinato a me un gatto nero. Mi sono chinata per accarezzarlo e lui mi è salito in braccio. Era magro e piccolo, l'ho messo giù e lui mi risaliva sempre in braccio. L'ho chiamato Samhain visto la sera del nostro incontro. Uscita dal ristorante l'ho cercato, volevo portarlo a Milano ma non l'ho trovato. Il giorno dopo l'ho di nuovo cercato ma niente, e cosi siamo partiti. Una volta a Milano ho pensato tantissimo a questo micetto e così con un mio amico sono tornata in quel Borgo alla ricerca del gatto, questa volta attrezzata di trasportino, pappe e antipulci! Ma non riuscivo più a trovarlo, chiedevo alle persone ma non ne sapevano nulla, anzi mi guardavano come se fossi una matta a farmi tutti quei km e spendere tutti quei soldi per prendere un gatto intravisto per pochi minuti. Ma quel gatto mi aveva trasmesso un amore incredibile. Ero ormai rassegnata a non trovarlo quando finalmente ho scoperto che era stato portato dal veterinario. Era domenica ma per fortuna il veterinario del paese vicino era li per un'urgenza è così finalmente l'ho ritrovato. Ma non era un cucciolo, aveva circa 14 anni, e molto malato. La veterinaria mi ha detto che se lo portavo via avrei sicuramente fatto un bel gesto ma avrebbe avuto bisogno di molte cure. Io all'epoca lavoravo in ufficio e mia mamma non se la sentiva di prendersi in carico il micio. Così, piangendo, ho dovuto lasciarlo li, ho lasciato tutto quello che avevo nel portafoglio per dargli almeno una casetta per ripararsi.
L'ho salutato, accarezzato e mi sembrava di abbandonarlo per la seconda volta.
Il giorno dopo ho chiamato la veterinaria per sapere come stava: era morto quella stessa notte, mi aveva aspettata per salutarmi e a modo suo ringraziarmi!
Ora c'è Samhain, un gatto pazzerello che gli somiglia tantissimo e che quindi porta il suo nome...

Samhain

Foto di Barbara

Annie

Ero in Bretagna, l'estate del 2020, nella casa di campagna che era dei miei nonni e ormai è mia e dei miei fratelli; dovevo condurre un seminario di Reiki. Per vari motivi la mattina stessa ero un po' agitata e timorosa che qualcosa potesse andare storto. Per tranquillizzarmi prima dell’arrivo delle allieve, mi sono seduta su una panchina in cortile. Dall’altra parte del cortile, di fronte a questa panchina, si apre un grande hangar. A un certo punto ho sentito la gallina che razzolava lì sotto emettere dei versi agitati e correre di qua e di là all’impazzata... Incuriosita, ho guardato cosa stesse causando tutto questo rumore e mi sono accorta che una taccola (una specie di piccolo corvo) si era posata su un filo appeso lì dentro. Dopo pochissimo, veloce, la taccola ha preso il volo e ha puntato verso di me, attraversando il cortile e ha tracciato come un cerchio sopra la mia testa, poi si è posata a terra ed è rimasta lì, molto vicina a me, senza scappare quando è arrivata un'altra persona che si è meravigliata del fatto che rimanesse lì con noi. Ad un tratto mi sono alzata per dirigermi verso casa... A questo punto lei ha preso di nuovo il volo e si è posata sulla mia spalla sinistra. È arrivata da dietro e ho avuto uno scatto di spavento, non me lo aspettavo proprio. Ma allo stesso tempo, mi sono sentita invasa da una grande calma e anche da una grande gioia. È stato un contatto molto dolce, una bellissima sensazione. Ho vissuto questo incontro insolito proprio come una benedizione e un incoraggiamento della vita per il lavoro che mi apprestavo a svolgere. Questa sensazione mi ha accompagnata per tutto il seminario che è andato benissimo.

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Nello stesso periodo, questa volta seduta su una panchina sotto l'hangar di prima, primo pomeriggio... Alzo gli occhi e a una ventina di metri, quasi di fronte a me, vedo un barbagianni appollaiato su una traversa di legno che mi sta guardando, fissandomi con i suoi occhioni. Mi stupisco molto della sua presenza lì, del fatto che sia pieno giorno, mentre credo di sapere che sono animali notturni... mi vengono in mente Harry Potter e la civetta Edwige... e mi commuove incontrare in modo così inatteso un animale che solitamente non si fa molto vedere. Ci guardiamo da lontano, in modo intenso, mi piace pensare che mi stia trasmettendo qualche messaggio, e spero che qualche parte del mio essere sia in grado di capirlo. Dopo un po' prende il volo e mi rimane il piacere di un bell'incontro. A varie riprese, sempre di sera, l'ho visto attraversare il cortile, con il suo volo elegante e silenzioso e l'ho salutato da lontano.

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La gioia di essere riuscita a seguire un'intuizione

Delia

Spesso in giovinezza mi venivano delle intuizioni, ma io, mentale com'ero, non avevo la forza di seguirle: mi dicevo "non è possibile", facevo scelte diverse, seguendo la logica, e regolarmente "cannavo". E l'insuccesso non bastava a farmi cambiare metodo, la volta successiva mi comportavo ancora esattamente nello stesso modo.

Ma quella volta è stato diverso: Liceo scientifico, credo 3ª classe. Abbiamo un professore di matematica molto simpatico e alla buona. E' alla lavagna e sta scrivendo la dimostrazione di un teorema. Mi viene un lampo, alzo la mano: "Ma si potrebbe fare anche in quest'altro modo?". Mi fa andare alla lavagna a scrivere. Io me la faccio un po' sotto perchè in realtà non so bene cosa sto proponendo, ma ormai sono in ballo, mi faccio coraggio e proseguo. Lui mi osserva con attenzione, e poi con soddisfazione conferma quello che ho scritto (che io in realtà non capisco, anzi, temevo che fosse una cappellata).

Da quel momento sono diventata la seconda della classe in matematica (certo, non potevo superare quello che chiamavamo "Il Mago", intelligente, simpatico e bravissimo in tutto), ma il secondo posto era più di quanto non mi sarei mai aspettata!
E in più in classe hanno cominciato a chiamarmi "Maghetta".

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Barbara

Avevo 19 anni ed ero stata chiamata per un colloquio di lavoro (avevo mandato in giro un sacco di curriculum). A dir la verità io un lavoro lo avevo già trovato, e tra l'altro la ditta era piccolina ma con gente giovane ed io mi divertivo! Ma andai comunque a quel colloquio perché era una ditta importante, una multinazionale, e mia mamma mi aveva detto che era un posto molto più sicuro. A me non importava molto, ragionavo un po' con la spensieratezza dei 20 anni, ma mi presentai puntuale all'appuntamento. Erano tutti molto seri e un uomo di bell'aspetto venne a prendermi alla reception e andai nel suo ufficio per il colloquio.

Ad un certo punto mi fece questa domanda: "Lei ha già un lavoro, perché vuole venire a lavorare da noi?". La risposta più corretta sarebbe stata che potevo avere un lavoro più interessante, o migliorare il mio bagaglio professionale, insomma qualcosa di "serio". Invece a quel punto mi è venuto da ridere, e con candore gli ho risposto: "Perché mi pagate di più!". Dopo un attimo di silenzio il tipo mi guarda e mi dice: "Apprezzo la sua sincerità". Me ne sono andata con la certezza di non tornare più e non sapevo se mi sentivo più incosciente o divertita, o tutte e due le cose insieme... sta di fatto che il giorno dopo mi è arrivata la telefonata che mi comunicava che ero stata assunta!!

Immagine di GDJ
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La gioia di poter sorridere
su una situazione imbarazzante vissuta in passato

Delia

Ho una quindicina d'anni; è inverno, sono su una pista da sci (facile).

Allargando un po' troppo la postura a spazzaneve mi parte completamente la cucitura interna dei pantaloni, lasciandomi praticamente in calzamaglia.

Che vergogna!! Come faccio? Vorrei sprofondare nella neve, ma non è possibile. Mi tolgo la giacca a vento e me la metto intorno ai fianchi, per coprire le mie "nudità" (a quell'epoca ero molto pudica e vergognosa). Poi non avendo il coraggio di riprendere la discesa sciando normalmente con i "pantaloni al vento", me la faccio tutta a "scaletta", di lato alla pista, mettendoci un tempo infinito e con una fatica boia. Quando poi arrivo al fondo della pista, sfiancata dallo sforzo, si pone il problema di tornare a casa: e se incontro qualcuno che mi conosce?

Mi metto gli sci in spalla e, imbarazzatissima, mi calo il berretto da sci sulla fronte per non essere troppo riconoscibile e mi "faccio piccola piccola", pregando il cielo che nessun conoscente mi veda. E così va, per fortuna.
Arrivo a casa distrutta e mi butto sul letto per riprendermi dall'esperienza "scioccante".

Beh, devo dire che oggi, rivivendo e scrivendo questa esperienza antica, mi sono proprio fatta delle belle risate!!!

Immagine di kobetiha
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Barbara

Non mi ricordo l'età, forse sui 30 anni. Sono andata da un medico perché non stavo bene ma non mi ricordo cosa avessi. Sono entrata nello spogliatoio, e mi sono tolta tutto, sia maglietta che reggiseno. Quando sono uscita il medico mi ha detto che non serviva, la maglietta avrei potuto tenerla. A parte che secondo me poteva far finta di niente e non dirmelo, io credo di essere diventata come un pomodoro, tanto era l'imbarazzo!! Ora scoppierei in una risata se mi trovassi nella stessa situazione e risponderei con una battuta!

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La gioia di trovare qualcosa che si stava cercando da tempo

Barbara

Mi trovavo al mare, e in un negozio di cianfrusaglie ho visto una gnomina con il cappellino rotto. Nessuno ovviamente la comprava. Tornando a casa pensavo a quella gnomina e al fatto che anch'io non l'avevo comprata perché era rotta, e chissà se ci era rimasta male per l'ennesima volta. Domani torno, pensai, e la compro.

Il giorno dopo (era l'ultimo della vacanza), mi recai nella bottega, ma la signora mi disse che siccome nessuno la voleva l'aveva regalata ad un bambino. Meno male, pensai, ma un bambino sicuramente l'avrebbe abbandonata presto, non era certo un giocattolo interessante. Chissà che fine avrebbe fatto... mi sentii proprio dispiaciuta di non averla presa subito. L'anno seguente tornai al mare nella stessa località; per un'urgenza dovetti rientrare a Milano ma non partivano i treni e così dovetti rimandare il rientro di un giorno.
Tornando verso l'appartamento feci una strada diversa e mi ritrovai davanti alla bottega: istintivamente entrai e lei era li, con il suo cappellino rotto! La signora mi disse che il bambino l'aveva riportata perché era rotta e non la voleva; io ero felicissima, l'avevo ritrovata e tutta contenta la portai a casa. E ancora oggi è lì nella mia sala, col suo cappellino rotto che sembra dirmi "Ce ne hai messo di tempo per ritrovarmi!"

Foto di Barbara

Delia

Da bambina, quando ancora abitavamo nella casa vecchia, per cui prima dei 7 anni, avevamo un vecchio mobile-giradischi a puntina (che andava sostituita ogni 3 o 4 ascolti), con tutta una serie di dischi a 78 giri; e fra "Papaveri e Papere", "Le trote blu", "Due gattini", "Avanti e Indrè", "Tutte le mamme"... ce n'era uno "da grandi" che mi piaceva tantissimo: "Valzer appassionato".
Tempo dopo, con l'avvento dei 33 giri e dei giradischi automatici, i vecchi dischi a 78 giri, ormai obsoleti, sono stati regalati.
Quando un po' di anni fa ho cominciato a bazzicare su YouTube, ho cercato le mie vecchie canzoni, quelle che non erano state riportate sui CD, come invece era stato per quelle dei primi festival di Sanremo, e quasi tutte le ho ritrovate; ma quella che per anni ho cercato disperatamente e inutilmente era "Valzer appassionato", non sapevo neppure chi la cantava, a parte che era un uomo; poi un po' di tempo fa un'anima santa l'ha messa on-line, in una versione vecchissima e quasi inascoltabile, che comunque per me è stato un dono bellissimo. E ora l'ho anche ritrovata in un'altra versione, migliore e meno gracchiante. Grazie Internet, grazie YouTube - che meraviglia la ricchezza attuale che c'è nella rete!

Immagine di j4p4n
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La gioia di saper trovare il silenzio dentro di me

Lydia

La mia gioia è quella di trovare questo silenzio quando lo desidero incontrare.

Incontrare questo luogo di pace che risiede dentro me anche quando nel tran tran della vita posso non toccarlo.

Avere la possibilità di trovarlo quando ne ho bisogno è una gioia ed una conquista per me.

Disegno di Barbara

La gioia di ricevere un regalo inaspettato

Delia

E' successo ieri mattina (9-1-2021): una persona che conosce molto bene le mie debolezze e le mie manie mi ha portato un piccolo regalo: una confezione di 7 strofinacci con i colori dell'arcobaleno - valore commerciale 3,50 Euro, valore simbolico, almeno 350. E i colori sono quelli giusti, compreso il turchese, che in genere non c'è (vedi pitture murali in MM di Porta Venezia, nelle borse della spesa che si vedono in giro, in sciarpe e berretti, dove i colori quasi sempre sono 6 - manca l'azzurro).

Tra l'altro proprio la sera precedente avevo impostato un progetto di "lavoro" su base 7, questo, "Il Gioco della Gioia", per cui questo 7 che mi è arrivato l'ho vissuto come una sincronicità che mi ha confermato che quello che ho pensato di fare va bene.
E in più questa mattina, mentre ero di fronte a una bancarella del mercato, ho visto una vecchietta, una di quelle un po' "particolari", che indossava un grosso maglione fatto a mano a strisce orizzontali dei 7 colori (ho guardato bene, erano proprio 7). Altra sincronicità!

E' da quando, nel 1973, ho cominciato il mio percorso di ricerca e sviluppo interiore che il discorso dei 7 colori dell'arcobaleno e dei loro effetti sull'essere umano mi ha letteralmente "fagocitato".

Per cui me ne guarderò bene dall'usare questo piccolo tesoro per quella che sarebbe la sua funzione oggettiva, cioè di strofinacci, ma lo terrò da qualche parte come stimolazione visiva che aiuta a procedere verso l'unità attraverso la molteplicità.

Foto di Barbara

Barbara

Qualche giorno fa Delia è venuta nel mio centro Inkantus per parlare di vari progetti. Ad un certo punto doveva scrivere qualcosa e dalla borsa ha preso una matita carinissima che termina con la faccina di una streghetta (bianca!). "Che bella!" le dico, e lei mi risponde che ce l'ha da vent'anni e senza pensarci troppo me la porge "Te la regalo!" mi dice... E' un regalo bellissimo soprattutto perché lo percepisco come "un passaggio di energia, di potere...".

Sarà ben custodito e utilizzato... sarà la mia speciale bacchetta magica!!

Foto di Barbara

La gioia di ricordare un successo, piccolo o grande

Delia

Esame di 3ª media, materia: Economia domestica (che avevo preso un po' sotto gamba durante l'anno, reputandola poco importante). Aiuto!! come me la cavo? L'unica cosa che mi è piaciuta e in cui mi sento sicura è la "cottura in scatola".
Mi siedo al banco "della tortura", di fronte alla professoressa, che sta sfogliando il libro di testo in cerca di ispirazione su cosa chiedermi.
"Vediamo un po' di cosa mi puoi parlare...". Io dentro di me "grido", con la massima intensità: "COTTURA IN SCATOLA, COTTURA IN SCATOLA!!!".
La professoressa continua a sfogliare distrattamente il libro, con aria incerta, poi a un certo punto si ferma: "Parlami della cottura in scatola".
EVVIVA!!! Non ricordo quanto, ma ho preso un bel voto.

Poi la cottura in scatola l'ho veramente usata molte volte nella mia vita domestica successiva, vuoi a fare la salsa di pomodoro o i pelati, vuoi i legumi, vuoi le marmellate senza zucchero, e mi ero anche comprata un pentolone enorme per poter farci stare dentro una decina di barattoli. E' stato, per un certo periodo, un mio "cavallo di battaglia" (dopo di che regalavo a tutti con orgoglio le mie conserve).

Immagine di GDJ
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Barbara

Il mio successo è recente. Non ne potevo più di passare 8 ore al giorno chiusa in una scatola di cemento a fare cose che non mi piacevano, circondata da persone che non mi interessavano. E così era, tutti i giorni, tutti i mesi, tutti gli anni. Finché ho deciso, me ne sono andata e ho creato il mio centro. Ho faticato, ho avuto paura, mi sono scontrata con pratiche burocratiche che non conoscevo e a volte ho avuto paura di aver fatto una cavolata. E invece ci sono riuscita e ho inaugurato il mio centro con grande soddisfazione. E' vero, ho dovuto momentaneamente chiudere causa Covid, ma il successo personale rimane, e mentre quando andavo in ufficio avevo la nausea, quando sono al centro mi sento bene, come se fosse il mio nirvana.

Immagine © 2019 di Barbara Sirtoli

La gioia di ricordare il mio primo giocattolo

Barbara

Il mio primo giocattolo... un orsacchiotto azzurro e rosa... me lo ha regalato mia nonna quando sono nata, non era un regalo costoso, ma nonostante negli anni abbia ricevuto regali più belli e importanti, che poi sono andati buttati, il mio orsacchiotto era sempre con me. Lo chiamavo Checchio (non sapevo dire orsacchiotto) e quando un giorno mia mamma lo ha buttato perché era conciato ho pianto cosi tanto che lei è scesa nel locale spazzatura per riprenderlo. Ci sono diverse foto di quando ero bimba che camminavo trascinandolo sempre per un orecchio!
E sempre con il calore delle sue orecchie sotto il nasino mi addormentavo...
Oggi naturalmente c'è ancora, il pelo azzurro e rosa è sparito, è stato un po' ricucito da mia mamma perché altrimenti non stava più insieme, e al posto degli occhi ci sono due bottoni (perchè quelli originali a forza di grattarli si sono "sciolti"), ma Checchio è nato con me e con me starà sempre!

Checchio

Foto di Barbara

Delia

Il primo giocattolo di cui ho memoria era una bambola di celluloide, si chiamava Susanna. Da piccola avevo l'abitudine di trattare un po' rudemente i miei giocattoli, sono sempre stata un po' "maschiaccio", come mi definiva con rammarico mio papà (lui avrebbe voluto avere una "bambolina" e non un "cataclisma ambulante" come spesso ero io!), così Susanna ogni tanto finiva in "ospedale" per essere riparata, e io dovevo stare senza di lei per qualche giorno, finchè non me la riportavano "guarita" e intera.

La foto di sinistra (Delia bambina e Susanna) appartiene ai vecchi album di Delia.
Foto a destra di Larsgustav
(pixabay.com/it/photos/bambola-bambole-giocattolo-5072168/)

La gioia di incontrare un'anima affine

Delia

Questa gioia si ricrea tutte le volte che entro in contatto con mia cugina Cristina: anche se siamo su posizioni di vita molto diverse (lei è cattolica, mentre io mi definisco una "spirituale anarchica"), tutte le volte che ci sentiamo per telefono (ci vediamo raramente perchè lei abita a Roma e io a Milano), qualunque sia il punto di partenza, la comunicazione "scivola" leggera e profonda, e quasi sempre ho la sensazione che non siano le nostre menti, ma le nostre anime che stanno comunicando.

Immagine del telefono impaziente di ivoermejo
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Barbara

Io ho incontrato Laura. A un corso di danza: c'è stato subito un filo che ci ha unite e da quel giorno (ormai sono passati almeno quindici anni) ne abbiamo fatte di cose insieme... ci capiamo subito, anche se a volte lei mi dice che non riesce a vedere fino in fondo alla mia anima perché io non lo permetto, forse è vero, ma di sicuro questo filo argentato che ci unisce non si spezzerà mai, e andrà oltre la vita terrena...

La gioia di un piccolo/grande successo a scuola

Delia

Tempo delle medie, materia: Religione. Abbiamo un prete-professore molto simpatico e creativo. Ci chiede di illustrare una lezione che ha tenuto, sulle Tavole della Legge di Mosè.
Io prendo l'invito molto sul serio e disegno la mia prima illustrazione.
Non sono soddisfatta, straccio tutto e rifaccio; ancora non sono soddisfatta, straccio di nuovo, e poi di nuovo ancora e questa volta faccio una vera e propria miniatura, un piccolo capolavoro, con gli inchiostri di china colorati. O.K., questa volta va bene.
Porto la mia opera in classe e la consegno all'insegnante.
Mi guarda stupito, tesse le mie lodi. Risultato: un bel 10 (credo che sia l'unico che ho preso nella mia carriera scolastica).

Immagine della scolaretta in piedi di Woofer
(openclipart.org/detail/193680/grade-school-graduate)
Immagine della scolaretta al banco di frankes
(openclipart.org/detail/190242/comic-girl-tini-at-school)

Barbara

Ero in quinta elementare, la maestra ci aveva dato un tema da svolgere (non ricordo cosa, ma non è importante). L'importante è che scrissi così bene che la maestra mi diede un bel "10" e lo lesse a tutta la classe. Io ero molto orgogliosa di ciò ma mi prese la paura di non essere più in grado di farli cosi bene e di deludere. Così la volta dopo feci un tema copiandolo da un libro. Ma ovviamente non era il mio stile e la maestra se ne accorse subito. Mi sono presa una bella sgridata e un bel 2, ma non ho più copiato e i miei temi sono poi stati sempre belli... più o meno...

La gioia di essermi sentita un "canale" delle energie sottili

Delia

Nel lontano 1990 al Villaggio Verde insieme alla mia amica Isabella che collaborava con me al gruppo di Danza libera ho deciso di fare un collage che lo descrivesse.

Io avevo portato una rivista che mi sembrava adatta, e abbiamo cercato lì le immagini da ritagliare ed assemblare; ma mancava qualcosa... finché Isabella mi ha fatto notare la figura di copertina, la coppia che danza (che io non avevo neppure notato), che è poi diventata il fulcro del collage stesso.

Quando mi sono resa conto di averla "trasportata preter-intenzionalmente" ho provato una gioia immensa, perché in quel momento mi sono sentita "utilizzata" a mia quasi insaputa da quelli che io chiamo i "Piani Alti" al cui "servizio" da tanto tempo anelo ad essere!...

Collage di Delia

La gioia di ricordare un viaggio particolare

Delia - Il viaggio canoro

Ho circa 16 anni. La zia Ada, sorella di papà, nubile, ha l'abitudine durante le ferie di partecipare a dei viaggi organizzati.
Quest'anno si è iscritta a un viaggio in pullman, un giro Austria-Germania, e per la prima volta mi ha offerto di andare con lei. Grazie, zia!
Sul pullman troviamo tante persone simpatiche e aperte, in primo luogo l'accompagnatore e l'autista, e dopo un po' di chiacchiere di conoscenza qualcuno propone di cantare. Tutto il mio pane! Mi metto alla "guida" del coro e...
...tra una birra a Monaco di Baviera, tra il Prater a Vienna, tra l'escursione sul ghiacciaio, tutto il resto del tempo è stato un canto unico, canzoni attuali, ma soprattutto canti "antichi", e tra questi anche una canzone che non conoscevo: "Scrivimi" (del 1936!)... bellissima.
Rientriamo a casa sazie non solo delle emozioni dei posti visitati, ma per me soprattutto della gioia che sempre mi procura il canto. Cantare in coro (meglio non strutturato) secondo me è la cosa più bella che si può fare.

Immagine dello scuolabus con l'arcobaleno di j4p4n
(openclipart.org/detail/317381/rainbow-school-bus)
Immagine delle note di Irlandia
(openclipart.org/detail/183927/music)

Barbara

Quando ero in terza elementare la maestra ci ha fatto fare una bellissima esperienza, ci ha fatto scrivere una letterina ad un'alunna di un'altra città per creare una nuova amicizia, esortandoci a tenere la corrispondenza. A me era capitata Giovanna, una bambina di Genova. Tutte le altre alunne della mia classe dopo la prima letterina hanno smesso subito, e probabilmente lo avrei fatto anch'io, ma quella bambina ha continuato a scrivermi e negli anni mi ha raccontato tutta la sua vita. Non ci conoscevamo ma sapevamo tutto l'una dell'altra. Si era poi trasferita in Brasile per il lavoro di suo padre ma poi, dopo la sua morte prematura, è tornata in Italia con la mamma e la sorellina e fratellino più piccoli. Erano tornati in Calabria, loro città di origine.
Un giorno io ed una mia amica abbiamo deciso di fare una vacanza in Calabria e così l'ho avvisata: era felice ed il momento dell'incontro è stato commovente. Ci siamo guardate senza parlare e poi ci siamo abbracciare piangendo e ridendo al tempo stesso.
Ci siamo conosciute via lettera a 8 anni e ci siamo incontrate a 40!!! Lei era sposata e aveva un bellissimo bambino che aveva i suoi stupendi occhi neri. Finita la nostra vacanza ci siamo ripromesse di vederci ancora. Ma dopo poco tempo si è ammalata e se ne è andata dopo inutili terapie contro un male incurabile. L'ho vista una sola volta, mi è rimasta nel cuore per sempre...

Immagine di Firkin
(openclipart.org/detail/296999/heart-frame-7)

La gioia di un contatto (particolare) con la natura

Delia

E' successo una dozzina di anni fa. Ero a Schilpario, in montagna, ospite di mio fratello; passeggiavo per il bosco. Il sentiero era largo, facile da percorrere, in mezzo a piante secolari. A un certo punto mi ha colpito una montagnola sul bordo del cammino, che sembrava un enorme formicaio. Mi sono incuriosita, perchè ho percepito qualcosa di particolare: non erano solo formiche, c'era qualcos'altro di sottile. Mi sono fermata in ascolto, aprendo i sensi, e ho percepito la presenza di qualcosa di leggero, ma molto presente. Abitanti "eterei" del bosco? Gnomi? Folletti? E chi lo sa!
Mentalmente ho parlato con loro: "Sento la vostra presenza, so che ci siete. So che potete farvi vedere, se volete. Perchè non lo fate, perchè non vi fate vedere da noi umani?". Mi è arrivata chiara e netta la risposta, scolpita nella mia mente:
"Perchè siete stupidi!".
Andando oltre l'apprezzamento poco onorevole, mi sono ugualmente sentita onorata che almeno in qualche modo mi avessero considerato e risposto, anche se in modo non gratificante: ovviamente la stupidità includeva anche me, perchè mi hanno risposto, ma non si sono fatti vedere!
E comunque questo pseudo-contatto mi ha provocato gioia!

Immagine tratta dal documentario "Wild Iberia - Autunno"
© Alvaro Mendoza Productions

Barbara

Ho sempre lavorato in una multinazionale americana. Circa 20 anni fa, il mio reparto ha organizzato un corso di sopravvivenza in montagna. L'idea non mi piaceva affatto, ero molto "cittadina" ma dovetti andarci. Ricordo che dormivo in una stanzetta di legno piccolissima e fredda, senza bagno (ero inorridita!). La mattina dopo il nostro arrivo scendo in sala pranzo e mi siedo. Uno dei miei colleghi mi chiede: "Scusa cosa stai aspettando?". Ed io: "Il cameriere!". Tra le risate di tutti mi sono alzata a prepararmi la colazione!
Comunque il programma prevedeva una scalata in cordata... Non ce l'avrei mai fatta, pensavo, ma ormai ero li, mi mettono l'imbragatura e cominciamo. Le unghie mi si spezzavano contro la roccia e quando arrivammo in cima ci dissero che dovevamo buttarci giù con la corda... ma sono pazzi? L'ho fatto, ricordo i piedi che colpivano la parete rocciosa per non andarci a sbattere contro con il resto del corpo, ma la sensazione di essere sospesa in alto appesa ad una corda e con solo l'universo silenzioso intorno è stata un'esperienza unica. Quando sono arrivata a valle ero fiera di me e felice... anche con le mie unghie spezzate!

Immagine di j4p4n
(openclipart.org/detail/295221/mountain-climbing)

La gioia di essermi sentita fiera di me

Barbara

Circa una quindicina di anni fa mi sono iscritta ad un corso di danza del ventre. Mi sono subito appassionata a questa danza che ho portato avanti negli anni e che studio tuttora, facendo diversi spettacoli a teatro. Ma ricordo la prima volta che ho ballato su un palcoscenico: ero terrorizzata, paura di bloccarmi sul palco davanti a tutti, paura di dimenticarmi la coreografia o sbagliare i passi! Una prova difficilissima da affrontare ma ormai ero in ballo e... dovevo ballare! Poi sul palco ho dimenticato tutte le paure, pensavo solo a danzare e l'adrenalina scorreva nel corpo come non mai... e poi gli applausi, e una gioia infinita di aver superato la mia paura e di aver danzato davanti ad un pubblico sconosciuto e ad i miei genitori! Non sarei più scesa da quel palcoscenico... Fiera di me!

Immagine di Firkin
(openclipart.org/detail/270789/dancer-3)

Delia

Era l'aprile del 1990, ero agli inizi della mia carriera di conduttrice del gruppo di Danza Libera, al Villaggio Verde; ero ancora molto insicura, ma l'ambiente mi sosteneva e mi aiutava a dare il meglio di me stessa.
Dopo qualche mese, era ormai estate, tenevo il gruppo su una piattaforma di cemento in mezzo agli alberi, dove chiunque passava ci poteva vedere. Quel giorno erano venuti dei giornalisti a fare delle interviste riguardo alle attività che si facevano al Villaggio, e io mi sono ritrovata a tenere il mio gruppo, fino ad allora "intimo", di fronte a un pubblico curioso. Non è stato facile, ma ce l'ho messa tutta. Il risultato è che ho ricevuto i complimenti dal "gran capo", che in quell'occasione mi ha anche proposto di scrivere un articolo per la loro rivista - cosa che ovviamente ho fatto e che rimane ancora ora uno dei miei "biglietti di presentazione", e che ogni volta che mostro a qualcuno rinnova il mio senso di fierezza.

Fase finale del gruppo di Danza Libera

Foto tratta dalla rivista "L'Età dell'Acquario" n. 68

La gioia di scoprire che un difetto può trasformarsi in una risorsa

Delia

Credo che il mio difetto più grande sia la rabbia, che a volte può diventare "furiosa". E' certamente un difetto; eppure sovente il fatto di arrabbiarmi molto per una situazione o con qualcuno mi fa capire che quella cosa o quella persona per me non va (più) bene e che devo cambiare il mio rapporto con essa.
A questo punto il fuoco distruttivo della rabbia diventa un fuoco "sacro" di trasformazione che, portandomi al limite di me stessa, mi aiuta a prendere delle decisioni, a volte drastiche, che in caso normale non sarei mai stata in grado di prendere.

Immagine di papapishu
(openclipart.org/detail/25659/fighting-cat)

La gioia di essere svegliata dalla mia gattina

Elena

Alla sera dopo aver trascorso insieme alcune ore sul divano davanti alla tv, io mi corico, e lei rimane sul divano con il plaid per tutta la notte.
Alla mattina poco dopo le 7 Piccola arriva, spingendo la porta della camera da letto che le avevo lasciato socchiusa, si preannuncia con il suono del campanellino che ha al collo, appoggia le zampine anteriori sul materasso ed emette dei flebili miagolii gutturali e io, o già sveglia o svegliata dal suo arrivo, alzo le coperte, lei salta sul letto ed entra nello spazio caldo che le ho appena offerto, si stende al mio fianco e inizia a far le fusa e a leccarmi il viso.
Rimaniamo così per una decina di minuti, scambiandoci effusioni e carezze, poi arriva l'altro animale della casa, 40 kg di cane, che con prepotenza mi chiede cibo e ci costringe ad alzarci: è l'ora del cibo per entrambi.
Non mancano nella giornata altri momenti di coccole con la mia gattina, ma il risveglio mattutino con lei è meraviglioso.

Questa è Piccola (3 kg e mezzo di gatto)

Foto di Elena

La gioia di ricordare il più bel complimento che ho ricevuto nella mia vita

Delia

Intorno ai 23-24 anni uno degli amici della "compagnia" che frequentavo in quel periodo un giorno mi guarda e mi fa "Quando cammini sembra che danzi".
Credo proprio che sia stato il più bel complimento che mi abbiano mai fatto!
Mi ha dato veramente molta gioia e molta carica!
E quello che allora non potevo immaginare è che la danza sarebbe stata il vero avvio della mia vita "sociale".
Per cui quel complimento in un certo senso è stata una premonizione!

Shiva, il Dio della danza

Immagine di 5ncrcv+exryzbsq0bgao
(openclipart.org/artist/5ncrcv+exryzbsq0bgao)

Barbara

Non è il più bel complimento che ho ricevuto ma è un episodio simpatico che voglio raccontare, perché ancora adesso il pensiero mi fa divertire: camminavo per strada, un ragazzo mi ferma e mi dice che sono bellissima e se poteva offrirmi un caffè. "No grazie, non ho tempo" gli rispondo. E lui: "Ma è un espresso!"... ho cominciato a ridere, è stato proprio simpatico, però il caffè non l'ho bevuto...

"... sto ancora aspettando! ..."

Immagine di GDJ
(openclipart.org/detail/226158/anthropomorphic-happy-female-cup-of-coffee-or-tea)

La gioia di ricordare il primo gatto della mia vita

Delia

Si chiamava Tanin, era il gatto di mia nonna Pierina (materna).
Io ero ancora molto piccola, 3 o 4 anni, e mi divertivo a tirargli la coda (quando riuscivo a prendergliela, cosa rara perchè appena mi vedeva scappava).
Poi abbiamo traslocato, e Tanin è stato chiuso in un cestino di vimini perchè potesse essere trasportato. Ha miagolato e gridato tutto il tempo dentro la cesta, (una mezz'ora di macchina), come se lo stessero sgozzando, dalla casa vecchia alla casa nuova.
Appena arrivati è corso a nascondersi sotto qualcosa, e ci è voluto del bello e del buono per riuscire a recuperarlo.
Ma poi tutto è finito bene, lui si è adattato alla nuova casa e io, che nel frattempo ero diventata più grande e più saggia, ho smesso di tentare di tirargli la coda (ma intanto lui non si faceva ugualmente avvicinare da me!!!).
Tempo dopo, dormendo sulla poltrona dove io mi mettevo a guardare la TV ha sparso lì qualcuna delle sue pulci, che ha "fatto famiglia" nei cuscini, e io mi sono trovata tutte le gambe massacrate dai morsi delle "simpatiche" bestioline!

Immagine di papapishu
(openclipart.org/detail/9781/white-cat-walking)

Barbara

Il mio primo gatto si chiamava Pantera. Non era proprio mio ma di tutto il residence di vacanza a Rapallo dove andavo con i miei, circa 30 anni fa.
Io lo chiamavo Pantera perché era tutto nero, ma c'era chi lo chiamava Calimero, chi Cagliostro, chi Nerino. Ma Pantera veniva sempre nel giardinetto del mio appartamento ed io ero innamorata di quel gatto. Alla mattina veniva davanti alla porta e appena mia mamma apriva correva sul mio letto. Quando venne il giorno di tornare a Milano furono pianti e lacrime, ma l'anno dopo lo ritrovai e cosi l'anno dopo ancora. Sembrava lo sapesse e appena arrivavamo dopo qualche minuto era già lì nel nostro giardino. Un inverno ho provato a tornare con una mia amica per prenderlo e portarlo in città a casa mia ma appena ha visto il trasportino è scappato.
Non ce l'ho fatta e sono tornata a Milano senza il mio Pantera. Pazienza, ho detto, lo rivedrò questa estate, forse a Milano avrebbe sofferto. Ma l'estate seguente non è arrivato, dopo qualche giorno ho provato a chiedere, a cercarlo. Purtroppo era morto, avvelenato da qualcuno perché "nero". Ho pianto moltissimo, ho odiato la stupidità umana, era il mio gatto, anche se non viveva con me, ma mi aveva dato tanto amore ed io a lui. Ho fatto stampare il suo musetto su un cuscino che ancora oggi è nella mia camera.

Pantera

Foto di Barbara

Egle

Ho avuto il primo gatto della mia vita quando avevo 11 anni. Era ancora piccolo. L'ho chiamato Felicino e gli ho voluto molto bene.
Dormiva con me nel mio letto e aveva un pelo morbidissimo che io ero solita accarezzare a lungo, con reciproca soddisfazione.
La sua è una storia particolare, perché era stato salvato dalle acque di un canale da mia sorella, che ha 5 anni meno di me, e dalla sua amica. Un giorno camminavano lungo il canale quando hanno visto un uomo gettare un sacco in acqua. Avvicinandosi si sono accorte che dal sacco proveniva un lieve miagolio.
Mettendo a rischio la loro vita (avevano sei anni!) con l'aiuto di un bastone sono riuscite a tirare a riva il sacco e a salvare i due gattini che conteneva, portandone a casa uno ciascuna.
Felicino era affettuoso ed era la mia gioia.
E' rimasto con noi soltanto per alcuni mesi. Un giorno ha trovato la porta di casa aperta ed è uscito senza tornare più. L'ho cercato a lungo senza successo. Forse non ha ritrovato la via di casa, forse voleva cambiare vita...
In seguito da adulta ho avuto altri gatti, ma nessuno mi ha dato tanta gioia come Felicino, che mi resterà sempre nel cuore.

Foto di photosforyou
(pixabay.com/it/photos/cat-sbornia-gatto-mieze-animali-2356013)

La gioia di aver fatto la scelta giusta

Barbara

Diversi anni fa ho preso una tartarughina: non l'ho comprata, perché sono contraria al commercio di questi animali che poi appena crescono vengono buttati nei laghetti, ma l'ho "salvata" in quanto una persona che l'aveva presa per la figlia non la curava più. Aveva gli occhi tutti bianchi, segno che non stava bene ma, pian piano, cambiando spesso l'acqua e curandola, è tornata in perfetta forma. Solo che con gli anni era cresciuta tantissimo e il mio acquario non riusciva più a permetterle di nuotare in maniera "dignitosa". Ma non volevo abbandonarla come fanno tutti e alla fine ho trovato una coppia che aveva una villa con una piscina per le tartarughe... ne avevano già quattro e mi hanno detto che l'avrebbero tenuta loro. E così, un po' a malincuore, l'ho portata. Ma quando l'ho messa nell'acqua della piscina e l'ho vista nuotare tutta contenta per lo spazio che finalmente aveva, ho capito di aver fatto la scelta giusta.
Lei si chiama Azzurrina, ora è felice, nuota, prende il sole ed io posso andarla a trovare quando voglio!

Azzurrina felice

Foto di Barbara

La gioia di ricordare un momento particolare con mia mamma

Barbara

C'è stato un periodo della mia vita in cui ero caduta in un profondo stato depressivo. Niente sembrava potesse scuotermi finché un giorno, esattamente la vigilia di Natale di 20 anni fa qualcuno ha suonato alla mia porta. Sono andata ad aprire e sullo zerbino c'era una cuccia con dentro una stupenda gattina bianca e nera! Mia mamma, che non voleva animali, ha ceduto per farmi tornare il sorriso e mi ha fatto questo bellissimo regalo... a dir la verità la gattina non era per niente bella, era magra, col viso appuntito... infatti il mio primo pensiero è stato "che bruttina che è"... ma chi se ne frega, era mia! Successivamente mia mamma mi ha raccontato che dalla veterinaria aveva preso un altro gattino, tutto grigio, ma per un errore di trascrizione della segretaria, quel micio era andato in adozione ad un'altra famiglia. La veterinaria, scusandosi, aveva detto che era rimasta solo quella bianca e nera, ma che capiva che non era proprio bella... mia mamma non ci ha pensato un secondo e ha risposto che per lei i gatti erano tutti belli e l'ha portata a casa. Comunque crescendo è diventata paffuta e bellissima e mi ha regalato 13 anni di amore...

Zoe: 13 anni d'amore

Foto di Barbara

Delia - La gioia che va al di là della tristezza

Eravamo a metà degli anni '70. Mia mamma era stata colpita, a poco più di 50 anni, da una forma molto grave di morbo di Alzheimer. Nel giro di qualche anno il suo cervello era stato devastato e ormai non parlava più, viveva una vita poco più che vegetale.
Al cinema vicino a casa nostra, era in programmazione "Luci della ribalta", di Charlie Chaplin, che io ancora non avevo visto.
Ho chiesto a mio papà il permesso di portare la mamma a vederlo con me.
"Ma cosa la porti a fare, che non capisce più niente?". Io ho insistito.
E così siamo andate insieme al cinema. Ci siamo tenute per mano per tutto il tempo del film, ho riso, e poi abbiamo pianto insieme, quando Calvero muore mentre Terry danza il famosissimo brano "Eternamente".
Tornando per mano verso casa, lei, che da tempo non parlava più, mi ha detto: "Che bel film mi hai portato a vedere!". Credo che siano state le sue ultime parole. La mamma se ne è andata poco tempo dopo, a causa di una polmonite, all'età di 57 anni.

Immagine tratta dal film "Luci della ribalta" di Charlie Chaplin
© 1952 Charles Chaplin Productions

La gioia di provare gioia

da Delia a Barbara, per il 26-1-2021

E' esattamente un mese che stiamo giocando quotidianamente al gioco della gioia, e mi sono resa conto che più gioco, più porto l'attenzione agli avvenimenti connessi alla gioia, sia quelli miei che quelli degli altri, stimolando le persone a portare attenzione alle loro piccole gioie e ad esprimerle, più la mia energia di gioia aumenta: non mi sembrava possibile poter contenere più gioia di quella che già provavo inizialmente, ma mi sbagliavo.
Evidentemente non c'è limite alla gioia.
Come dice un mio caro amico, la gioia non è un'emozione, è uno stato dell'Essere, e l'Essere, lo Spirito, è immenso, infinito.
Possiamo dire allora che le nostre piccole gioie a cui portiamo l'attenzione sono come gocce che versiamo in un oceano e succede che, immergendosi nell'oceano, ne diventano parte e beneficiano dell'immensità di gioia dell'oceano stesso!

Disegno di GDJ
(openclipart.org/detail/220516/tie-dye-heart)

La gioia di scoprire la meravigliosa forza della Natura

Barbara

Quando andavo in ufficio prendevo sempre il treno e, mentre lo aspettavo, più volte mi soffermavo ad ammirare quei fiorellini o quelle piantine che crescevano in mezzo ai sassi tra un binario e l'altro, oppure a ridosso del marciapiede. Com'è possibile, mi chiedevo, che potessero crescere così, senza un prato verde, con i vagoni dei treni che ci passavano sopra tutto il giorno... ecco, questo è secondo me un vero miracolo della Natura, che con la sua forza sfida la mano dell'uomo per far sentire la sua voce...

Disegni di GraphicsUnited
(pixabay.com/it/vectors/ferrovia-pista-ferroviario-1587328)
e di Daniela
(openclipart.org/detail/227828/yellow-flowers)

Delia

In questo periodo di "zona rossa", che mi sto vivendo un po' come se fossi agli "arresti domiciliari", sto passando molto tempo davanti al computer a guardare i documentari sulla natura.
Ci sarebbero moltissime cose da dire, che mi hanno meravigliato e dato gioia nel rendermi conto di in che mondo fantastico abitiamo (anche se quello che è più fantastico ovviamente è molto lontano dalle città), ma tra le tante una in particolare mi ha colpito: i giardini sottomarini.
Non avrei mai pensato che esistessero cose così meravigliose... peccato che siano così lontane e inaccessibili (io poi non ho mai fatto sub!)... ma anche solo il guardare queste immagini, sapere che esistono, è per me fonte di gioia.

Dal documentario "Life in the blue"
(© 2016 Aquawork S.L.)

Dal documentario "Nati per sopravvivere"
(© 2017 EBS)

Annie - L'albero e il fungo

In giro per Milano in una giornata un po' triste in un grigio quartiere, noto su un albero una cosa strana che mi spinge ad avvicinarmi... E scopro questo fungo. Mi meraviglia sempre la capacità della natura di manifestarsi ovunque, anche là dove l’uomo le lascia ben poco spazio per esprimersi. Mi meraviglia questo fungo accolto dall’albero, mi meravigliano la sua forma e soprattutto le sue capacità mimetiche, sembra proprio fatto di legno, un bel legno pieno di venature. Guardandolo, mi sembra quasi che l’albero mi faccia una linguaccia. Questo buffo pensiero mi mette di buon umore e riprendo la mia strada pensando alla forza creativa della natura e a tutti i gioielli che dissemina ovunque. A noi basta aprire un po’ di più gli occhi per goderne la bellezza.

Foto di Annie

La gioia di sapere che un proprio intervento è stato utile per qualcuno

Delia

Ero a Roma, con la mia amica Maria Grazia. Eravamo sulla via che porta a Monte Sacro. Seduta sul marciapiede, contro il muro di una casa, c'era una vecchietta dolce che chiedeva l'elemosina. Dandole una moneta le ho sfiorato la mano e ho sentito che era gelata. Allora mi sono sfilata i guanti di lana e glieli ho dati, e poi sono andata avanti per la strada.
Maria Grazia, che camminava accanto a me si è voltata a guardare, e mi ha detto che la vecchietta si stava infilando i guanti. Ne sono rimasta molto, molto contenta! (quasi temevo che si fosse offesa, e invece ha gradito il regalo!).

Immagine di jonathan357
(openclipart.org/detail/270103/guanti-remix-brown-green-gloves)

Barbara

Mi ricordo che una sera di diversi anni fa stavo per andare a dormire quando si è verificato un blackout. Sapevo che la figlia della mia vicina di casa (era comunque già una ragazza) era da sola in casa perché la madre aveva un turno di notte e sono andata a verificare che tutto andasse bene. In realtà era spaventata e quindi l'ho fatta dormire a casa mia. E così ha potuto fare sogni tranquilli!

Immagine di mcmurryjulie
(pixabay.com/it/illustrations/skyline-boston-notte-2469391)

La gioia di... arrivare seconda!

Barbara

Avevo circa 10 anni e ho partecipato ad una sfilata di Carnevale durante una festa di paese. Mia mamma mi aveva comprato un bellissimo vestito da principessa russa, con tanto di colbacco, un bianco mantello di pelliccia (ovviamente finta), e dei bottoni gioiello sul davanti. Era un abito decisamente particolare, che non si era mai visto in giro prima. Tutti mi facevano i complimenti ed erano sicuri che sarei arrivata prima!
Ho sfilato davanti ad una giuria che poi avrebbe premiato il vincitore (ma non ricordo il premio) e... sono arrivata seconda! Io ero contentissima anche se la vincitrice è stata una bambina vestita da contadinella ma era... la figlia del sindaco del paese!
Ahimè, avrei dovuto imparare in fretta com'era il mondo degli adulti ma all'epoca ero troppo piccola e per me un secondo posto era comunque un successo!

Immagine di j4p4n
(openclipart.org/detail/324318/snegurochka)

La gioia di un successo

Egle

Per molti anni ho lavorato con grande soddisfazione per la sede di Milano di una prestigiosa Banca americana, come segretaria del Direttore generale.
Un giorno il mio capo americano viene alla mia scrivania con un'espressione desolata in viso, e mi dice che la sera prima aveva appoggiato sul cestino della carta, con l'intenzione di portarlo all'Ufficio del Personale, il bustone di robusta carta gialla arrivato da New York con le lettere di promozione per i nostri funzionari, firmate dal Presidente della Banca in persona.
La sera prima il mio capo (un tipo simpatico) aveva lasciato l'ufficio dimenticando il bustone sul cestino e l'indomani non l'aveva più trovato: il poco avveduto uomo delle pulizie l'aveva buttato via insieme al contenuto del cestino.
Forte dei corsi che stavo facendo in quel periodo, dico al mio capo con sicurezza: "Non si preoccupi, ci penso io".
Con l'addetto alle pulizie scendo nel sotterraneo della banca dove trovo allineati decine e decine di sacchi neri della spazzatura del giorno prima (la banca occupa 7 piani!). Ne apriamo a caso uno a testa e rovesciamo il contenuto a terra: un mucchio di carte e cartacce, cucchiaini e tazzine di plastica sporchi di caffè ai nostri piedi, ma niente bustone giallo.
Mi fermo e dico a me stessa: no, non è questo il modo di procedere...
Decido mentalmente che avrei aperto il prossimo sacco, avrei infilato dentro la mano e avrei tirato su quello che cercavo.
E così è stato: il bustone giallo era intatto, senza neppure una macchia, e al ritorno dalla pausa pranzo il mio direttore se lo trovò sulla sua scrivania.
Ricordo ancora il suo stupore e le sue parole: "How did you do it?" (Come hai fatto?).

La gioia di comprendere che un fallimento
può in realtà essere un successo

Delia

Dopo il mio "exploit scolastico", mi sono convinta che la matematica era la mia via e, finito il liceo scientifico, mi sono iscritta all'università, appunto, in matematica. E' stato a dir poco un disastro. Mi sono accorta subito che avevo sbagliato strada, ma il timore di doverlo dire a mio papà mi ha fatto rimanere a forza per oltre due anni in una situazione di grande stress, in cui letteralmente mi annullavo.
Poi è arrivato il '68, che per me è stato il tornado che mi ha permesso di ribellarmi apertamente alla famiglia, alla società e soprattutto agli schemi vincolanti di cui ero succube.
Ho lasciato matematica, ho passato diversi anni allo sbaraglio... e alla fine, dopo aver toccato il fondo, sono riuscita a risalire e, con qualche aiuto, ho trovato la mia vera strada, quella che ancora adesso sto percorrendo, una strada che mi ha portata, nel tempo, a vivere nella consapevolezza e nelle gioia!

Immagine di GDJ
(openclipart.org/detail/305664/post-modern-mandala)

La gioia di aver letto un libro che mi ha emozionata

Barbara

Si intitola Wild, ed è un libro da cui poi hanno tratto il film. Una storia autobiografica che narra di una ragazza che dopo la morte della madre che adorava, cade in una profonda depressione e comincia a vivere una vita “sbagliata”, tra droga, sesso e nessuna autostima di sé. Ma poi ecco la consapevolezza di ritrovare il proprio Io, la propria pace interiore, e così parte in solitaria, armata solo di uno zaino, in un viaggio allucinante attraverso il sentiero delle creste del Pacifico, a piedi e per più di 1600 km. Gli incontri lungo il cammino, gli ostacoli e le piccole gioie quotidiane le insegneranno la sfida più grande: ritrovare la voglia di vivere. Ma quello che mi ha più emozionata è stata la frase finale, che mai come in questo momento della mia vita sento mia:
"Sapevo solo che non c’era più bisogno di afferrare tutto a mani nude, che lasciar scorrere l'acqua del fiume era sufficiente, che era tutto. La mia vita come ogni vita: misteriosa, irripetibile e sacra... così vicina, così presente, così pienamente mia. La vera sfida è vivere".

Immagine tratta dalla locandina del film.
(© 2014 Searchlight Pictures)

La gioia di accogliere la gioia nella propria vita

Marilena

Dopo tanti mesi che non vedevo i miei adorati nipotini... eccoli!
Il giorno del mio compleanno li ho sentiti per telefono, ed il mio cuore si è messo a battere gioiosamente come una dolce musica.

Disegno condiviso da stux
(pixabay.com/it/illustrations/cuore-amore-rosa-rosso-fortuna-605359)

Silvestre

Pronto? Ti ricordi di me? Una semplice telefonata... ma la mia gioia è esplosa.
Tutto intorno a me si è colorato e le persone sono diventate più belle, più dolci... la mia gioia era anche la loro gioia.

Disegno condiviso da GDJ
(openclipart.org/detail/311395/i-miss-the-rains-down-in-africa-no-bg)

La gioia di ricordare un personaggio importante della mia giovinezza

Barbara

Si chiama Suor Lilia. E' una suora che vive in Tanzania ed io l'ho conosciuta casualmente durante una sua visita in Italia e mi ha fatto subito una buona impressione per la sua bontà e per come aiuta i bambini orfani di quella regione.
Successivamente ho avuto un grande dolore per la perdita del mio bambino e così le ho scritto una lettera dove le raccontavo tutto e di come mi sentissi in colpa. Mi ha risposto subito e mi ha scritto una bellissima lettera che conservo ancora. Da allora tutti gli anni le mando dei soldi per aiutare i bambini dell'orfanotrofio e lei mi aggiorna sempre sulle novità, sui successi e le gioie di questi bimbi che hanno poco o nulla.
E' stato un incontro importante, che mi ha aiutata ad aiutare gli altri...

Disegno condiviso da Clker-Free-Vector-Images
(pixabay.com/it/vectors/bambino-ragazzo-bambino-piccolo-312484/)

Delia

Liceo scientifico (il periodo più sano, più comunicativo, più interessante, più creativo e gioioso della mia vita "giovane"). Il professore di lettere, un uomo di mezz'età che faceva di tutto per sembrare burbero, ma che aveva un cuore d'oro e ci voleva bene veramente: spesso faceva il vocione, ma noi sentivamo quello che c'era dietro, un sincero desiderio di darci il meglio e farci maturare.
Stiamo studiando la Divina Commedia, l'Inferno, si sta parlando di un certo diavolo (non mi ricordo il nome). L'ultimo verso del canto, famosissimo: "Ed elli avea del cul fatto trombetta". Noi l'avevamo adocchiato già prima, e ridevamo "sotto i baffi", pensando a cosa il professore avrebbe tirato fuori, con il suo solito sarcasmo; e invece lui ci ha fregato perchè, arrivati alla fine del verso precedente, ci fa: "Il prossimo verso ve lo leggete da voi!".
Ci siamo rimasti proprio male!

Disegno dell'Inferno condivisa da GDJ
(pixabay.com/it/vectors/inferno-l-inferno-di-dante-punizione-5354246/)
Disegno di Dante condiviso da liftarn
(openclipart.org/detail/1214/writing-my-masters-words)

La gioia di sapere di aver fatto qualcosa di bello per qualcuno

Delia

Mi sono diplomata in fisioterapia nel 1982, e per una decina d'anni ho lavorato in una palestra; oltre alle sedute di fisioterapia vera e propria, ho lavorato molto con il massaggio, sia terapeutico che estetico (era quello che veniva richiesto di più, e io lo facevo volentieri perchè mi piaceva, avevo dei buoni risultati, e poi anche perchè durante il massaggio si poteva parlare a ruota libera di tutto, e non solo dei disturbi che negli altri casi le persone presentavano).
Una mia cliente, a cui avevo fatto massaggi anticellulite per un anno intero, alla fine del ciclo mi ha detto: "Sai Delia, la mia vita è cambiata in meglio, grazie alle cose che tu mi hai detto mentre mi massaggiavi" (un po' come dire che oltre a massaggiarle le gambe le avevo "massaggiato" e stimolato anche la psiche!). Devo dire che questa cosa mi ha molto gratificata e mi ha dato molta gioia!

Disegno condiviso da GDJ
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La gioia di ricordare un momento bello dell'infanzia

Egle

Ho trascorso la prima parte della mia infanzia in Friuli, dove sono nata.
All'interno della nostra grande casa mio padre aveva installato un'altalena, collegandola al travone che si trovava in alto, subito dopo l'ingresso.
A me piaceva moltissimo andare in altalena: provavo una grande emozione quando venivo spinta dal papà molto in alto, fino a sfiorare quasi il soffitto. Mi sembrava di volare.
Ma era soprattutto un cugino, un po' più grande di noi sorelle, che sapeva spingerci molto in alto, tanto che quando veniva a trovarci noi tre gli chiedevamo subito a gran voce di spingerci sull'altalena.
E un giorno lui mi spinse così forte che riuscii veramente a toccare il soffitto con i piedi! Fu un momento molto emozionante per me.
Tant'è che la passione per l'altalena mi è rimasta anche in età adulta!
Confesso che tutt'ora, alla bella età di ...anta anni, quando mi capita di attraversare un giardinetto con i giochi dei bambini, se non c'è nessuno intorno mi faccio con grande gioia un giro in altalena!

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Delia

Era l'estate del 1952, stavo per compiere 6 anni. Ero al mare, a Nettuno (Roma), con i miei nonni paterni, che allora ancora abitavano nella capitale.
La sera dopo cena il nonno mi portava a fare una passeggiata per il paese prima di andare a dormire.
Nella piazza centrale c'era un bar all'aperto, circondato da una staccionata, con i tavolini e con una piccola piattaforma sulla quale si esibiva un'orchestrina, con un cantante che a me sembrava molto bravo. Il repertorio era sempre lo stesso, una dozzina di canzoni, sempre le stesse, ma assemblate in modo diverso ogni sera. Io e il nonno ci fermavamo in piedi, fuori della staccionata, ad ascoltare, e io non volevo assolutamente venir via finchè il cantante non avesse cantato "Terra straniera", la mia preferita.
Quando finalmente arrivava il suo turno, l'ascoltavo con tutta me stessa, con tutta la passione che potevo provare a quell'età, dopo di che, pienamente soddisfatta, potevo accettare di tornare a casa dalla nonna.

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Barbara

Ricordo quando ero piccola e non sapevo ancora leggere. Allora mio papà si sedeva sul divano in salotto, io mi accomodavo sulle sue ginocchia e lui mi leggeva "Topolino". Cioè me lo interpretava ed io guardavo le figure, ed ero attentissima e se il giorno dopo si sbagliava a riprendere la storia io glielo dicevo! Topolino ogni tanto lo leggo ancora, soprattutto in vacanza sotto l'ombrellone... e anche lui...

Anche al mio gatto piace Topolino

Foto di Barbara

La gioia di aver avuto paura... e di averla superata

Barbara

Avevo circa 12 o 13 anni ed ero andata con i miei genitori in visita a dei conoscenti che vivevano in campagna. Avevano una cascina con tanti animali, maiali, mucche, galline ecc... Io stavo giocando nel cortile quando ad un certo punto arrivò un cavallo; io ero una bambina di città e trovarmi davanti un animale così imponente mi terrorizzò. Trovai una scala, scesi e rimasi in silenzio appiccicata con le spalle al muro di una specie di cantina. "Tanto il cavallo mica scende le scale" pensai. Invece no, eccolo lì davanti a me che mi fissava. Io ero sempre più spaventata e chiusi gli occhi. Poi mi feci coraggio e li riaprii giusto in tempo per vedere che il cavallo se ne andava. Che gioia! Probabilmente il cavallo ha pensato che ero proprio una di città! Comunque quell'episodio mi ha aiutata a non aver più paura di questo stupendo e regale animale...
Ma voi lo sapevate che i cavalli sono capaci di scendere e salire le scale?

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La gioia di avere la libertà di fare quello di cui si ha voglia (quando si può)

Delia

20-1-2021 mattina. E' successo questa notte: erano le 2 e non avevo ancora preso sonno.
Mi giravo e mi rigiravo nel letto, pensando alla pentola in frigo con la pasta, peperoni e acciughe che avevo preparato per l'indomani. Ma ti pare che si possa fare pranzo alle 2 di notte?
A un certo punto non ce l'ho fatta più, mi sono alzata e ne ho scaldato metà: me la sono proprio gustata, con gioia, anche per il fatto di aver superato un tabù! Poi, non potendo rimettermi a letto subito per non bloccare la digestione, mi sono guardata un documentario sugli animali "La nascita nella savana"... e così ho nutrito un po' anche le mie emozioni. E ora mi aspetta l'altra metà che ho avanzato, di quello che è uno dei miei piatti preferiti... già lo sto pregustando!

Spaghetti di riso, peperoni e acciuga

Foto di Lydia

La gioia di vedere crescere le proprie piantine

Delia

Da quando non lavoro più a tempo pieno e posso occuparmi meglio del mio giardino, mi è venuta la passione per le piante.
Una decina d'anni fa un giardiniere che era venuto a dare una sistemata al mio spazio, mi ha insegnato a fare le talee, e da allora una delle mie grandi passioni è stata tagliare pezzetti di piante, metterle nella terra, aspettare che facessero le radici, proteggerle dalle intrusioni dei merli che le sradicavano alla ricerca dei vermi nel terreno, e poi quando crescevano trapiantarle in vasi sempre un po' più grossi, finchè le mie piantine sono divenute... piantone.
Ora ne ho talmente tante che appena posso le regalo, dandole "in affido" a chi so che le curerà e le amerà... Ma la passione è talmente forte che continuo a fare talee, dicendomi che prima o poi troverò a chi darle!!!
A proposito, qualcuno ne vuole una?

2015

2021

Tutte le talee sono figlie, nipoti, pronipoti e pro-pronipoti della Crassula grande in alto a sinistra,
che dopo tanti anni sta diventando un po' rinsecchita, mentre la sua "discendenza",
parte della quale è nata da semplici foglie staccate che hanno fatto le radici,
è ben prospera e vegeta.

La gioia di comprendere che la vera gioia sta nel momento

Annie

Siamo su un traghetto che collega la città di Lorient all'Isola di Groix, in Bretagna. C'è un tempo bellissimo e ci sistemiamo all'aperto per il viaggio, che dura meno di un'ora.
A un certo punto vediamo due delfini che escono dall'acqua, proprio di fianco al traghetto che sta navigando, e iniziano una danza che ci accompagna, si tuffano e riemergono, giocosi e gioiosi, procurando a chi li guarda delle bellissime emozioni, appunto di gioia, di libertà, di bellezza...
Sono talmente contenta che, avendo in mano il telefono nel momento in cui sono apparsi, filmo questo incontro.
Quando dopo una decina di minuti, i delfini ci lasciano, sono tutta felice di avere immortalato il momento. Se non che, volendo rivedere il video, mi accorgo che ho sbagliato pulsante e non ho filmato un bel niente!
All'inizio ho provato una grande delusione, poi ci ho pensato e ho capito che la vera gioia sta nel momento, che essa richiede presenza per coglierla e gustarla appieno. Non dovevo cercare di immortalare questo ricordo per rivederlo e condividerlo con gli altri, bensì godermi appieno il regalo fattomi dalla natura e contemplarlo completamente, non attraverso lo schermo di un telefono.
Grazie ai delfini, che con la loro presenza mi hanno regalato un bellissimo momento e contemporaneamente una bella lezione sullo stare nel qui e ora!

Foto condivisa da adege
(pixabay.com/it/photos/animale-delfino-acque-3034431)

La gioia di riconoscere una propria qualità

Delia

Io credo che la mia qualità più grande sia la creatività. L'ho sempre espressa nella mia vita, dalla cucina (dove non sono mai riuscita a seguire una ricetta, ma ho sempre fatto a modo mio, "creando" i miei piatti), ai lavori a maglia, al disegno libero, all'estrosità nel vestire, al gestire le piante, al cambiare la disposizione delle suppellettili... Purtroppo una volta non si usava fotografare le cose (non c'erano i cellulari!), per cui si è praticamente perso tutto: per esempio quando avevo 17 anni ho creato un vestito di roselline fatte all'uncinetto, un centinaio di roselline cucite insieme, che poi la sarta mi ha montato su una base di raso rosa. Un vestito stupendo, degno di una principessa, che ovviamente ho potuto mettere pochissime volte, perchè troppo impegnativo per la vita semplice che ho sempre fatto.

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Barbara

Credo che una mia qualità sia la costanza... mi impegno sempre in tutte le cose che faccio anche se gli altri mi dicono di lasciar perdere, perché magari ci vuole troppo tempo o perché spreco troppe energie, ma invece io non voglio mai lasciar nulla di intentato anche se non sempre purtroppo la costanza premia! Del resto come avrei potuto fare tre anni in uno di liceo se non avessi avuto costanza? Come avrei potuto aprire un centro se mi fossi arresa alla prima difficoltà burocratica?
Anche nel lavoro che sto facendo ora con il supporto prezioso di Delia è difficile, a volte scoraggiante, soprattutto per una persona razionale come me, ma non mi arrendo, con "costanza" continuo...

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La gioia di condividere con qualcuno una propria esperienza

Delia

Faccio (saltuariamante) disegno psichico fin dal lontano 1973; questa è ed è sempre stata per me un'esperienza molto profonda, anche quando disegno da sola; ma quando riesco a organizzare di farlo insieme ad altri è molto più bello, si crea un'energia particolare, e in genere sento anche che la mia "produzione" è diversa, più intensa e più profonda di quando disegno da sola, e a volte mi accorgo che è collegata con qualcuno del gruppo con cui sto "lavorando", quasi fosse un messaggio per me o per l'altra persona.

Disegno di Delia

La gioia di aver reso felice una persona

Egle

Da adolescenti mia cugina Olga ed io ci dilettavamo a scrivere poesie e anche piccole commedie, che poi recitavamo davanti a tutta la famiglia schierata.

Dopo tantissimi anni (decenni) ho avuto la gradita sorpresa e la gioia di apprendere che un mio nipotino di 4 anni, a cui mia sorella aveva recitato una mia poesiola, si era innamorato del protagonista, un topolino, e tutte le mattine quando lei lo vestiva lui le chiedeva di raccontargliela.

Eccola: "Il topin dal pelo nero".

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La gioia di svegliarsi al mattino e ringraziare per il nuovo giorno da vivere

Delia

E' una cosa che faccio, spontaneamente, da parecchio tempo, e sento che da quando ho iniziato, qualche anno fa, la mia vita ha una "marcia in più", sempre più definita e attiva; la mia giornata inizia sotto l'egida della gratitudine e della gioia di vivere, che a volte viene inquinata da avvenimenti esterni, i quali però non hanno più su di me la presa che avevano un tempo: dietro, in sottofondo, qualunque cosa accada, rimane sempre la fiducia che tutto quello che succede è per il meglio, anche se in quel momento non sono ancora in grado di comprenderlo.

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E questo non è tutto: la mia giornata prosegue nella gratitudine.

Man mano che vivo i piccoli e i grandi momenti che la giornata stessa mi propone, sia quelli che mi creo da sola che quelli che avvengono al di là della mia scelta personale, mi rendo conto che ogni passo, ogni evento è un dono che la vita mi fa per essere sempre più presente al mio cammino di evoluzione verso una realizzazione via via più grande del mio potenziale interiore; e di tutti questi piccoli e grandi doni, comprese le difficoltà e le "batoste" (che mi obbligano a "crescere") sono grata, mentre in me aumenta sempre di più la consapevolezza e la certezza che la gratitudine è l'anticamera della gioia.

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La gioia di credere nella percezione delle varie dimensioni della Vita

Lydia

C'è una gioia che coltivo da molti anni e che mi accompagna quasi quotidianamente... E' legata alle carte degli Angeli, che mia sorella più grande, che vive in America, ha regalato a mia mamma. In inglese avevamo soltanto i sostantivi in parole e un disegno: come un'ispirazione per il momento nel quale cerchi una buona parola, un buon sentimento. Ho cercato per anni l'autore di queste carte degli angeli e per caso, in una libreria ho trovato un libro che spiegava l'origine di questi angeli e la loro traduzione in italiano e che faceva riferimento proprio a quella fonte originale che conoscevo: è un libro formato da un testo, con la storia dell'autrice che l'ha scritto e dalle carte degli Angeli. Lo consulto nei momenti in cui ho bisogno di un consiglio o di una rassicurazione, oramai fa parte della mia giornata, prima di affrontarla...
L'ho consultato da poco: l'ultimo messaggio che ho ricevuto, che mi ha accompagnato per una intera giornata e che mi ha dato gioia (perchè... bei pensieri costruiscono piccole gioie, e chissà, anche grandi), è quello indicato sulla carta dell'Angelo della Creatività.

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La gioia di vivere con umorismo

Delia

Noi umani (occidentali) abbiamo l'abitudine di prenderci molto sul serio, tanto da poter arrivare alla frase celebre (Mike Bongiorno alla Ruota della Fortuna): "Siamo seri, che è un gioco".
Certo, è importante la serietà, la precisione, l'impegno, l'irreprensibitità in tutto quello che noi facciamo per portare avanti il nostro cammino esperienziale ed evolutivo, ma non dimentichiamoci mai, mai, che è un gioco, che tutto è un gioco, è "Lila", come lo chiamano in India, è il Gioco Divino.
E allora partecipiamo a questo gioco con serietà, ma divertendoci, giocando e osservandoci mentre giochiamo, prendendoci un po' in giro sulle sciocchezze che a volte facciamo, e sugli atteggiamenti che abbiamo perchè, nonostante la nostra innata grandezza interiore, siamo sempre piccoli... i bambini di Dio (c'è proprio un movimento religioso, sorto negli USA nel 1968, che si chiamava "Children of God"), e i bambini giocano, scherzano, si prendono in giro, si danno i soprannomi buffi, a volte anche un po' cattivelli... ma noi che siamo adulti siamo invitati a usare solo l'umorismo positivo, quello che ci porta al sorriso, alla leggerezza e alla gioia!

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La gioia di sentirmi libera

Elena - Quel 4 maggio 2020

Mi ero preparata da diverse settimane a quella data, mi ero organizzata per alzarmi presto ed essere in auto alle prime luci dell'alba, diretta ad un'oasi protetta posta tra terra, paludi, pineta e mare a soli 20 km da dove abito, in Veneto.
La gioia di arrivare ed iniziare a camminare in quei luoghi resi ancora più belli dalla completa assenza di umani: chi quel lunedì mattina all'alba avrebbe avuto in mente di recarsi lì?
Attraversare campi, paludi e la pineta, per raggiungere il mare e scorgere lepri, caprioli e uccelli che per due mesi ne erano rimasti i soli frequentatori...
La gioia di assaporare la libertà, la gioia di godere della bellezza di luoghi lasciati alla sola vita selvatica, indimenticabile...

Oasi Brussa Valle Vecchia

Foto di Elena

La gioia di un "inciampo"

Delia

Camminavo per la strada, su un marciapiede, forse un po' sconnesso.
Ho inciampato, ho perso l'equilibrio e senza volere ho urtato la persona che mi stava superando, alla mia sinistra: un uomo di mezz'età, ben vestito, che stava mangiando un gelato. L'urto gli ha fatto cadere il gelato.
"Mi scusi!". Guardiamo tutti e due il fondo dei suoi pantaloni, preoccupati che il gelato ci sia schizzato sopra sporcandoli. Per fortuna nulla di ciò. "Mi dispiace, le offro un altro gelato!". "Non si preoccupi, non importa".
"Si, invece, la prego, non mi lasci con il senso di colpa! Così tra l'altro invece di perdere mezzo gelato ne ottiene un mezzo in più!!". Ride alla battuta e accetta. Scambiamo qualche parola ironica, poi ci scambiamo i numeri di telefono... ora ha da fare, continueremo a scherzare a distanza... potrebbe anche nascere una bella amicizia!
Poi la cosa si è fermata qui perchè in realtà è stato solo un sogno, ma un sogno che al risveglio mi ha provocato una bella gioia!!!

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La gioia di essere al mare

Rossella

Arrivò una volta il mio papà, da Potenza, di sabato dal lavoro, che meraviglia!
Dovevamo andare a Praia a Mare, un ombrellone di cotone, se potessi disegnarlo: arancione e blu, per me un costumino blu e rosso e un copricostume di spugna verde con una riga bianca; lui nuotò fino all'isola di Dino, molto lontana dalla spiaggia, e poi tornò indietro; noi eravamo un po' preoccupate, l'aspettavamo sugli sgabelli e seggiolini sulla spiaggia, e quando l'abbiamo visto tornare ci siamo sentite sollevate. Era il mio papà, era quello che dava sicurezza a tutta la famiglia, il mio primo amore, io ero la maggiore, allora avevo 10 anni, e gli sono corsa incontro con gioia.

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La gioia di aver saputo resistere a un'autorità o a un potere esterno

Delia

E' successo due-tre anni fa. Ero in cucina, stavo lavando i piatti (una attività semi-meccanica, con di conseguenza la coscienza "allentata").
Qualcuno a livello telepatico mi ha chiesto se volevo far parte della loro organizzazione e lavorare per loro; ne avrei ricevuti ampi benefici sia materiali che di soddisfazione personale, per esempio riconoscimenti pubblici.
Non ho esitato e, con il pensiero, ho risposto "No, grazie, preferisco rimanere autonoma e lavorare da sola".
Nessuno si è più fatto vivo da allora, e io non ho mai rimpianto la decisione presa, anche se nel periodo successivo sono stata molto sola e senza una funzione sociale che mi desse soddisfazione (questo fino alla primavera del 2020, quando ho cominciato a proporre le mie attività al Centro Inkantus e a "lavorare" con Barbara).

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Barbara

Non ricordo gli anni, credo sui 35. Lavoravo in ufficio con un capo che mi faceva chiaramente mobbing. Si era messo insieme alla mia collega che ne approfittava per fare quello che voleva a mio discapito. Il mio lavoro per lui non andava mai bene, e non perdeva mai occasione per dirmi che avevo sbagliato... e mi chiedeva cose che mi aveva detto che non erano urgenti per dirmi poi invece che avevano la massima priorità e che non avevo fatto il mio lavoro. Finché non ne ho potuto più: sono andata all'ufficio del personale e ho raccontato tutto. Loro mi hanno chiesto se c'era una relazione tra il mio capo e l'altra assistente (all'epoca se due stavano insieme non potevano lavorare nello stesso reparto). Io ho confermato (tra l'altro ero venuta in possesso di una lettera tra i due amanti per puro caso ma non l'ho comunque esibita al personale). Il mio capo è stato allontanato dall'azienda; prima di andarsene mi ha detto: "Ce l'ha fatta a sbattermi fuori". Io gli ho risposto: "Mi sarebbe piaciuto, ma non ho tutto questo potere, lei ha fatto tutto da solo".
L'altra assistente è rimasta in azienda, con me è diventata poi un agnellino. Si è sposata con il capo (erano già sposati tutti e due e hanno lasciato i rispettivi consorti). Non ho ancora capito adesso il motivo di tanto astio nei miei confronti, forse la gelosia da parte di lei (infondata); è stato un periodo molto difficile ma ne sono uscita bene, le altre colleghe che vedevano la situazione mi hanno fatto i complimenti per il mio coraggio; ora questi casi verrebbero subito denunciati ma all'epoca non si usava e c'era molta timidezza.

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La gioia di esprimere la mia più grande passione

Barbara

La mia passione più grande è la danza. Ho iniziato in un periodo molto buio della mia vita: un giorno camminando per strada ho visto un volantino che promuoveva un corso di danza del ventre. E così ci sono andata, e da quel giorno non ho più smesso. Mi ha aiutato tantissimo a credere ancora in me, ho conosciuto tante persone bellissime che sono diventate mie amiche e ultimamente ho anche insegnato questa danza ad un gruppo di ragazze che ho poi portato a teatro a ballare nell'ambito di un musical. E' stata una grande soddisfazione, mia, ma soprattutto di queste ragazze che avevano paura e che invece non hanno sbagliato un passo, ed io ero orgogliosa di ciò che avevo fatto!

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Delia

La prima, la più grande passione della mia vita è stata ed è il canto; da bambina ascoltavo una canzone 2-3 volte e poi la cantavo perfettamente, ricordandomi tutte le parole; quando andavo a fare le gite domenicali in montagna con i miei genitori, seduta dietro, sulla vecchia "Topolino", cantavo dalla partenza al ritorno, senza fermarmi mai; a loro piaceva sentirmi cantare, a tratti cantavano con me, e ricordo questi come i pochi momenti di bella comunicazione con loro (per il resto, a detta loro, li facevo disperare, e io d'altra parte mi sentivo trascurata, non valutata).

Una pausa di neve durante il viaggio canterino

La foto appartiene ai vecchi album di Delia.

Poi c'è stato il momento "politico" (anni '68-'70), quando, dopo che un amico mi aveva insegnato i principali giri di accordi con la chitarra, ero diventata il centro del gruppo dei "canti di protesta": io strimpellavo la chitarra e cantavo a gola spiegata, con grande convinzione e passione, e gli altri mi venivano dietro, con altrettanta convinzione e passione. Erano veramente dei momenti di grossa condivisione emozionale (in cui molto probabilmente la politica in realtà era soprattutto un'occasione per stare insieme - almeno per me, anche se allora non potevo rendermene conto, anzi, ero convintissima delle "mie" idee)!
E poi c'è stato il momento del "canto psichico", attivato da Baba Bedi nel 1973, in cui attraverso la voce esprimevamo liberamente le pulsioni interiori... e in questo modo riuscivamo ad alleggerirle un po'.
E poi ancora quello del canto armonico, altra grande passione.
E quello del coro (che mi ha anche portato a conoscere Luca).
Ma le vecchie canzoni della mia infanzia non le ho mai dimenticate (una delle mie preferite è rimasta "Aveva un bavero", che ancora oggi quando la canto mi provoca commozione), e spesso mi ritrovo ora, quando sono sola in casa, a riascoltarle dai CD mentre faccio ginnastica, oppure a cantarle, alternandole ai mantra, al canto armonico e all'emissione di suono libero.

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La gioia di essere riuscita a superare me stessa

Barbara

Ho frequentato i primi due anni di Istituto Tecnico per il turismo in una scuola pubblica. Non si faceva niente, si bigiava in continuazione, scioperi, picchetti, i professori non erano tenuti in considerazione... Inoltre era una scuola di estrema sinistra ed io per sfida andavo vestita con i jeans e la maglietta di alcune specifiche marche, classico esempio di destra di quegli anni. Ad un certo punto (tra l’altro ho rischiato anche di essere picchiata per le mie idee che non collimavano con gli altri), ho detto basta. Non sapevo niente, i libri erano nuovi, mai studiato. Dopo due giorni della terza liceo sono tornata a casa dicendo ai miei che non sarei più tornata in quella scuola. I miei si sono interessati, hanno trovato una scuola privata, in piazzale Loreto, ma i professori avevano avvisato che non ce l'avrei fatta, ero troppo indietro, ferma alla terza media, e sicuramente sarei stata bocciata. Invece ce l'ho fatta, studiavo notte e giorno e ho superato gli esami di terza liceo... ho fatto tre anni in uno!!! Con i complimenti di tutti i professori!!!

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La gioia di aver trovato l'unità superando le differenze

Delia

Dopo un anno di lavoro insieme, indirizzato alla crescita interiore, attraverso queste due ultime condivisioni di gioia Barbara e io ci siamo rese conto di provenire, in passato, da due "fazioni" diametralmente opposte.
Questa consapevolezza non ci ha creato alcuna difficoltà - forse se ci fossimo incontrate 30-40 anni fa ci saremmo "menate" o quanto meno insultate - ma oggi questa "differenza" non riveste più alcun problema, perchè ora entrambe apparteniamo a un altro "partito", quello della ricerca interiore, della Luce, dell'aspirazione al Divino, che trascende qualsiasi partigianeria umana, perchè vede tutto "dal di sopra" e valuta il tutto... attraverso il cuore e il "terzo occhio"!

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La gioia di non dipendere dai risultati delle proprie azioni

Delia

Questo è un insegnamento che mi ha dato una trentina d'anni fa una cara amica del Villaggio Verde: lei affermava che il non aspettarsi risultati da quello che si fa, ovviamente spinti dall'anima e dal cuore, è una qualità angelica. Era una "cultrice" degli Angeli, e diceva che questo è il loro comportamento, fare quello che si deve fare e non preoccuparsi di quello che succede poi.
Allora questa cosa mi sembrava ostica; ora, dopo tanto tempo e tanta "strada", la comprendo e la condivido.

Per esempio, per essere attinenti a quello che sta succedendo ora (marzo 2021): poco tempo fa mi è "arrivato" il messaggio impellente che ho chiamato "APPELLO": l'ho elaborato come meglio potevo e l'ho diffuso al meglio delle mie possibilità attuali. Risultati (almeno fino ad ora - a parte una coppia di amici a cui l'ho inviato direttamente - nonostante che da allora il sito sia stato visitato da oltre 1.200 persone e il messaggio sia stato distribuito attraverso volantini a un altro centinaio di persone): zero.
Non importa. Io so di aver dato il meglio di me stessa, il meglio che potevo, e più del meglio non c'è. Quindi in me c'è gioia di aver espresso quello che avevo da esprimere e di essermi resa canale di un qualcosa che sento molto importante... i risultati non dipendono da me, anzi è bene che io non cerchi di interferire, di forzare, ma che avvenga quello che è giusto, mentre osservo, cercando di comprendere...

C'è un'espressione araba che uso spesso, anche se non appartengo alla religione musulmana (in realtà, pur essendo nata e cresciuta nel cattolicesimo sento di non appartenere a nessuna religione, pur accettando e "facendo mie" tutte le cose che mi sembrano buone, di qualsiasi "credo"), perchè esprime bene quello che sento a riguardo: Insciallah (che mi piace di più del "sia fatta la volontà di Dio").

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Inoltre in questo Gioco della Gioia, nato quasi "per caso", e durato circa due mesi, sono rimasta quasi sola (la mia "socia", appellandosi al detto "un bel gioco dura poco" si è ritirata); per cui in questa ultima fase, a parte un intervento di Egle, e uno di Annie, pubblico le "restanti" mie gioie... in attesa di eventuali ulteriori sviluppi che possano permettere di riprendere il gioco della e nella gioia... sempre sotto lo "Insciallah".

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La gioia di fare un tuffo nel passato riordinando

Annie

Ogni tanto mi capita di rimettere a posto uno di quegli angoli (numerosi a casa mia) in cui si accumulano tantissime cose, oggetti vari, pezzi di carta con appunti di tutti i generi (ne semino ovunque in grande quantità), lettere, biglietti vari di mostre, spettacoli, viaggi, foto...
Spesso è il "troppo" che mi spinge ad agire, ma faccio sempre fatica a iniziare, mi richiede un grande sforzo di volontà. Tuttavia, dopo poco mi lascio prendere, diventa una specie di viaggio. Trovo liberatorio buttare l'inutile, spesso interessante ritrovare cose scritte mesi o anni prima e spesso dimenticate, a volte curioso scoprire cose che non mi ricordavo di avere, bello rivivere per un attimo un film, uno spettacolo teatrale o un concerto semplicemente ritrovando il biglietto d’ingresso...
Insomma, un momento che si annunciava noioso si trasforma in piacere, senza parlare della gioia di ritrovare uno spazio liberato e ordinato!

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La gioia di focalizzare quello che mi dà più gioia

Delia

Quello che da sempre mi dà più gioia, in assoluto, è il rendermi conto che il mio occuparmi di un'altra persona la aiuta ad avvicinarsi via via sempre di più a realizzare il suo programma interiore; e questo che metto in atto non è altruismo, perchè mentre l'altra persona cresce, stimolata da me, anche io cresco ogni volta un po' di più e divento sempre un po' più consapevole, più gioiosa e più vicina a quello che percepisco come "Piano Divino".

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La gioia di ricordare un bel week-end

Egle - I miei week-end a Leukerbad

Parecchi anni fa il mio lui di allora ed io eravamo soliti trascorrere in pieno inverno qualche weekend a Leukerbad (pron. Loikerbad), una bella località di montagna nel Vallese, in Svizzera.
Trascorrevamo tutta la giornata presso un grande Centro Termale dotato di molti comfort, dalle numerose piscine, riscaldate e no, ai percorsi e alle stanze di rilassamento, alle sale per lo Yoga e la ginnastica.
A noi piaceva stare nella piscina esterna, ovviamente riscaldata, e circondata dalla neve! Era dotata di diversi soffioni di acqua tiepida per massaggiare le varie parti del corpo. Era molto rilassante!
Una volta provai a imitare le persone che uscivano dalla piscina per fare qualche passo sulla neve, ma rientrai immediatamente lanciando un urletto.

D'estate andavamo a volte a camminare lungo i sentieri della montagna sopra Leukerbad, salutando gli escursionisti che incrociavamo con il saluto locale "gruzi mitenand" e fermandoci dopo la camminata sul bordo di un grande prato verde sovrastante il paese.
Una volta ebbi la sorpresa di vedere il mio compagno estrarre dallo zaino un fornello a gas, un pentolino, una bottiglia d'acqua, degli spaghetti e un paio di scatolette di tonno, con cui preparò degli ottimi spaghetti che gustammo con piacere, avendo intorno uno splendido panorama.
E' stato un momento di grande gioia, di cui conservo ancora, dopo tanti anni, un bellissimo ricordo.

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La gioia di sentirsi "canali del Divino"

Delia

Questa per me è il risultato di anni ed anni di lavoro interiore, di percorso di auto-conoscenza e di auto-realizzazione attraverso un ventaglio di tecniche ed esperienze che mi hanno portato... verso la gioia, che è diventata lo stato-base del mio essere, e che spesso mi porta a vivere "sopra le righe".
Ovviamente questo stato "di grazia" non modifica il fatto che ogni tanto capitino cose spiacevoli, tutt'altro, però modifica il mio atteggiamento verso di esse, perchè pur patendo, a volte anche molto, magari per il tradimento di una persona in cui avevo riposto la mia totale fiducia, dietro il dolore lancinante che questa situazione mi provoca, mi rimane sempre la certezza che c'è una motivazione e che prima o poi la scoprirò, e che quando questo succederà comprenderò che il male apparente ha portato a un bene maggiore, a una lezione di vita tanto più importante quanto più è stata grave la vicenda, perchè, come afferma il Maestro Tibetano nel "Trattato di Magia Bianca" di A. A. Bailey,

"Le difficoltà ovunque presenti producono un bene che supera di gran lunga il male apparente".

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La gioia di sentirsi "fenice"

Delia

Saper "morire" al passato ad ogni istante, e saper "rinascere" nel presente... proprio come la fenice che rinasce dalle proprie ceneri: cioè saper abbandonare gli attaccamenti, i rimpianti, le delusioni, i sensi di colpa per i cosiddetti "errori" (che sono comunque esperienza, perchè quando agiamo crediamo sempre di farlo per il meglio), e rimanere nella presenza di sè, della parte più "alta" di sè.

Porto a testimonianza, tra i tanti, due esempi miei:

- Metà anni '80. Durante un corso di psicodinamica avevo incontrato un ragazzo più giovane di me, che di me si era invaghito totalmente. Abbiamo passato un periodo molto bello insieme finchè un giorno - eravamo a Pomaia, nel Centro buddhista Tibetano (credo che siano state quelle alte energie a illuminarmi) - di colpo ho preso coscienza che per lui quella situazione, pur gratificante, non andava bene, perchè in un certo senso si stava facendo "divorare" da me. Sono salita in "Gompa", la sala di meditazione, e lì, piangendo, ho rinunciato a quello che è stato uno dei rapporti più belli e gratificanti della mia vita. Ho provato a farlo ragionare, ma non c'è stato verso, non me l'ha perdonata, me l'ha fatta pagare a caro prezzo; ma non mi sono mai pentita della decisione presa perchè so, a livello d'anima, che è stata per tutti e due una liberazione da un vincolo che ci avrebbe impedito di avanzare pienamente, ognuno a modo suo, nel percorso sacro delle nostre vite, il nostro vero percorso d'anima.

- La rinuncia al rancore (ran-core sa di "cuore rancido"), verso il perdono (per-dono: andare verso il dono).
Stavo per fare un'azione "occhio per occhio, dente per dente" nei confronti di una persona da cui sento di aver ricevuto un torto che mi ha fatto soffrire molto.
Mi sono resa conto che quell'azione di rivalsa, oltre a non eliminare il torto subìto, in realtà mi avrebbe tenuto in qualche modo legata, vincolata, in senso negativo, a quella persona.
Ho eliminato l'atto di accusa che stavo per pubblicare, comprendendo che non spetta a me pareggiare i conti, ma che sarà la Vita stessa a riequilibrare le cose - lo fa sempre, prima o poi! - ... e mi sono sentita rinascere a nuova vita, percependo intensamente dentro di me la bellezza e la forza della fenice.

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La gioia di vivere con consapevolezza

Delia

Da "sempre", tra le frasi celebri che mi hanno toccata nella mia vita, ce n'è una più delle altre che mi risuona, anzi, mi rimbomba dentro:
"Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza"
(verso 119 del canto XXVI dell'Inferno di Dante, fatta dire da Ulisse ai suoi compagni).
Cos'è per me la virtù (virtude)?
E' il seguire la "legge cosmica", quella che è inscritta profondamente in ciascuno di noi ("Noli foras ire, in te ipsum redi, in interiore homine habitat veritas" - S. Agostino: De vera religione, XXXIX, 72), (non cercare fuori, guarda dentro di te, all'interno dell'essere umano abita la verità).
E per trovare questa verità e realizzare questa virtù ci vuole la conoscenza (canoscenza), che è, a mio parere, un misto di studio, di esperienza, di osservazione e auto-osservazione, di amore, di coraggio e costanza nel metterla in pratica e viverla giorno per giorno.
E alla fine il risultato di tutto ciò, secondo me, è l'equazione

conoscenza + verità + virtù = gioia

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