Delia - Le attività proposte

Danza libera


Collage eseguito da Delia e Isabella nel 1990 per il gruppo di Danza Libera

Come è nata

Alla fine degli anni '80 durante il corso di psicodinamica, fatto all'ISPA, ho avuto un messaggio particolare, illuminante: nell'esperienza della "Immagine dell'Io", che con­sisteva nel "dipingere" mentalmente la propria immagine su uno schermo bianco, la mia figura si era perfettamente formata nella parte superiore del corpo, ma era rima­sta informe nella parte inferiore.

Ho ripetuto l'esercizio da sola più volte, sempre con lo stesso risultato finchè, dopo vari tentativi, la mia "immagine" si è mossa, si è messa a ballare, e nel ballo si sono formate le gambe, fino a formare una immagine completa, perfetta.

Il messaggio mi è stato chiaro: era attraverso la danza che io avrei potuto sviluppare le mie potenzialità. Ma come fare?

Mi è sempre piaciuto tantissimo ballare, dal valzer al rock and roll, ma in me c'era una specie di blocco, che spesso mi faceva sbagliare i passi (come quella famosa volta, a 16 anni, in cui, durante una gara di ballo, avevo sbagliato i passi del "madison", attirando­mi le ire del mio partner di gara e la derisione dei miei amici)

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Venendo a Milano nel 1973 avevo fatto il training di sviluppo personale con Baba Bedi, che tra le altre cose mi aveva iniziato alla "danza psichica", che consisteva, dopo una certa attivazione che lui faceva, nel mettersi in piedi rilassata e lasciare che il corpo si muovesse, nel silenzio, secondo il fluire dei ritmi interiori.

Come si è sviluppata

Al Centro Età dell'Acquario, frequentato fin dal 1973, durante il corso triennale per conduttori di gruppo, avevo acquisito il metodo "Corpo, Emozione, Comunicazione", da cui potevo attingere tutta una serie di tecniche di sviluppo interiore e di consapevolezza, sui 4 livelli: fisico, emozionale, mentale e spirituale.

All'inizio insieme ad Alberto, mio ex partner di vita e in quel periodo partner di studio e di ricer­ca, abbiamo messo insieme il metodo "Danza Libera", che nell'autunno del 1989 ab­biamo proposto alla palestra Igea dove lavoravo come fisioterapista.

Il 1º aprile del 1990 ho iniziato il mio percorso di conduttrice di gruppo da sola al Vil­laggio Verde (Cavallirio - Novara), e di questa prima esperienza c'è una foto sul numero 68 della rivista "L'Età dell'Acquario", con un mio articolo di presentazione della Danza Libera.

Oltre che alla palestra Igea e al Villaggio Verde, ho poi proposto questo metodo per­sonale, che andava sviluppandosi con l'esperienza, in vari altri posti, fino ad arrivare, nel 1998 ad attuarlo nel mio centro "La Valle Incantata", in cui ho operato fino al 2018, quando ho dovuto vendere l'appartamento che l'aveva ospitato.

Finalità

La finalità di questo metodo non è imparare a ballare.

Ci sono già tanti corsi a questo fine, che uno in più non è certo necessario.

La finalità è scoprire attraverso il movimento quello che siamo, a tutti i livelli, scoprire le nostre potenzialità, i nostri veri bisogni, le nostre pulsioni profonde, superare i nostri blocchi e le nostre difficoltà di vivere, in pratica mettere a nudo quello che siamo veramente, prendere in mano la nostra vita e farla andare nella direzione giusta, la direzione del nostro programma interiore, al di là di tutte le sovra-strutture che la cultura e l'educazione ci hanno messo sopra ... trovare in questo modo la gioia di vivere e di esprimerci per quello che siamo veramente. E' poco?

Il metodo

E' un "lavoro" attraverso il movimento del corpo, stimolato da musiche scelte appositamente, che utilizza come supporto anche diverse tecniche bioenergetiche e di visualizzazione, nonchè l'uso della voce (suono libero e canto di mantra)

Il percorso è sui 4 livelli dell'essere: fisico, emotivo, mentale e spirituale.

Si parte dal "basso", dal livello fisico, con musiche ed esperienze che aiutano il corpo a trovare la sua elasticità, la sua flessibilità, la sua energia.

Il secondo livello è quello emozionale, che serve a sciogliere i blocchi e a far fluire le emozioni, sia individualmente che a livello di comunicazione con gli altri.

Il terzo momento è quello spirituale, che aiuta a prendere contatto con la propria anima e con il proprio programma interiore.

L'ultima fase, quella del mentale (utile, ma non sempre necessario), è quella di rielaborazione finale delle esperienze vissute, al fine di integrarle a livello di consapevolezza, che potrà poi "lavorare" dentro di noi anche nei giorni successivi, rendendoci sempre più "padroni" della nostra vita.

E' possibile fare da soli la Danza Libera?

Certamente, se uno si mette di impegno e con costanza, ma è molto raro che ciò avvenga. Io stessa un sacco di volte mi propongo di farlo, e poi dopo una o due volte mi dimentico o non ne ho voglia.
Ma in gruppo!!! Innanzi tutto c'è l'impegno che uno si prende, non vincolante, certo, ma di relazione con se stesso e con gli altri.

Ma la cosa più importante è che nel gruppo si crea uno stimolo, un'energia, una potenza che da soli non è raggiungibile, e questa energia, questa potenza ci lavora dentro, portandoci a dei livelli di espressione e di gioia difficilmente realizzabili in solitudine.

Per partecipare

La partecipazione è libera (previa segnalazione a bricioledigioia@tiscali.it della propria presenza, per la buona gestione del gruppo).

Dal n. 68 della rivista "L'Età dell'Acquario"

autunno 1990


Gruppo di danza libera al Villaggio Verde.

La danza è una delle forme espressive più antiche dell'essere umano: si potrebbe quasi dire che è una forma espressiva innata.

Anche gli animali danzano: sono noti certi rituali di corteggiamento, di preparazione alla lotta di alcune specie, che sono delle vere e proprie danze.

Abbiamo detto: forma espressiva. La parola espressione deriva dal latino ex-premere, premere fuori. Premere fuori cosa? Stati d'animo, emozioni, sentimenti, bisogni. Allora si può dire che la danza è un ponte tra il corpo (energie fisiche) e il mondo interiore (energie psichiche).

La danza serve anche a comunicare. Gli animali comunicano intenzioni (lotta, corteggiamento, territorialità). Presso tutti i popoli primitivi la danza rituale apre i momenti della vita collettiva (semina, raccolta, feste, ricorrenze...). Allora si può dire che la danza è anche un ponte tra il mondo interiore personale e quello collettivo.

Presso i popoli culturalmente più sviluppati la danza assume una funzione più ampia: si stacca almeno in parte dall'avvenimento contingente per diventare comunicazione con le energie sottili interne ed esterne all'essere umano, non più tanto al fine di ottenere qualcosa di pratico, ma per "diventare", per "essere".

Esempi ne sono le danze sacre di molti popoli, o il "coro" della tragedia dell'antica Grecia, che aveva la funzione di commentare gli avvenimenti scenici ed entrava in scena danzando.

La danza rende l'uomo che la segue partecipe dell'evento, e nello stesso tempo diventa uno strumento conoscitivo, uno strumento diretto, che mette il corpo in contatto con certi ritmi, con certi eventi cosmici o psicologici, con certi processi, e fa sì che, sperimentandoli, ne prendiamo coscienza a livello intuitivo.

In questo procedere la mente fa da spettatrice: osserva, muta all'inizio, poi comincia a capire, proprio come chi, trovandosi in un paese nuovo, piano piano comincia a capirne il linguaggio; comincia cioè a interpretare. Questo porta a una concretizzazione ancora maggiore del processo e accelera l'evoluzione e la trasformazione interiore.

Trasformarsi in cosa? In quell'essere luminoso che ognuno di noi potenzialmente è già, e che deve solo essere riscoperto, togliendo via via tutti gli impedimenti, le pesantezze, gli automatismi, le rigidità.

La danza aiuta a sciogliere quella rigidità muscolare, quella corazza che ci siamo costruiti nel tempo, in parte a causa dell'educazione (regole comportamentali), in parte per difenderci dai colpi della vita, e che è diventata parte di noi stessi, al punto che non ci accorgiamo più di averla.

Ma se da una parte questa rigidità ci difende, ci protegge, dall'altra ottunde la nostra capacità di percepire, di sentire, di comunicare e di esprimere: cioè dal fuori al dentro limita la nostra capacità di vedere il bello e il vero delle cose, l'essenza della vita, mentre dal dentro al fuori impedisce la completa espressione della nostra sensibilità più profonda e della nostra essenza.

In pratica la corazza muscolare è una barriera che diminuisce lo scambio tra interno ed esterno.

Ci sono persone che in certe parti del corpo hanno rigidità muscolari che riducono la sensibilità al tatto o che, al contrario, producono dolore.

Se piano piano, anche aiutandoci con la danza, riusciremo a ridurre, a sciogliere queste rigidità, questa corazza, riequilibreremo il nostro sistema psico-fisico e sentiremo aumentare la nostra capacità di comunicare con noi stessi, con gli altri e con le intorno, da quelle più piccole e più vicine alla stella più lontana, e questo non potrà che essere fonte di soddisfazione e di gioia.


Ancora il gruppo di danza libera.
Sentirsi anche per poco tutt'uno con la Natura e con gli altri
è una esperienza indimenticabile.

La foto del collage è di Delia ed è rilasciata attraverso una licenza Creative Commons (creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/deed.it).
Le foto dei danzatori liberi sono tratte dal n. 68 della rivista "L'Età dell'Acquario", autunno 1990.