Delia

"Piacer, figlio d'affanno..."

Nella mia carriera scolastica (medie, liceo) dopo la matematica, prima in classifica, la mia materia preferita era la letteratura italiana, in special modo la poesia (che, mi rendo conto adesso, è un po' come una canzone senza musica, con la musicalità che le si dà con la voce quando la si recita).

Il mio poeta preferito in assoluto era il melanconico Giovanni Pascoli (Il cielo fu pieno di lampi, ma ora verranno le stelle, le tacite stelle....), ma mi piacevano anche molto il Manzoni con il suo patriottismo (non fia luogo ove sorgan barriere tra l'Italia e l'Italia, mai più!...), il Carducci con la sua forza d'animo (Dolce paese, onde portai conforme l'abito fiero e lo sdegnoso canto...), il Giusti con il suo umorismo (Vostra Eccellenza che mi sta in cagnesco per quei pochi scherzucci da dozzina, e mi gabella per antitedesco perchè metto le birbe alla berlina...), e anche il tanto vituperato Leopardi, spesso tacciato di negativismo.

"...Piacer, figlio d'affanno..." ... "...Uscir di pena è diletto tra noi..." che, detto così, sembra che sia bello crogiolarsi nel dolore per cercare poi di uscirne, e che più si soffre, più poi si potrà provare piacere, mentre il significato letterario è che quando finalmente si "esce di pena" si prova piacere ("diletto").
In effetti quello che dicevano i professori di italiano sul Leopardi era che secondo lui per provare piacere bisogna prima provare dolore, e il piacere arriva solamente quando il dolore finisce.

Beh, io mi considero una persona dal "pensiero positivo" (cerco sempre di vedere il bicchiere "mezzo pieno", e mi attengo al "tanto meglio così"); ma sono un essere umano, preda di emozioni umane, e tra queste quella da cui spesso vengo travolta è la rabbia (quando mi succede per consolarmi mi dico che anche Gesù si arrabbiava...).

Bene, erano quasi due anni che una parte di me si girava e si rigirava in una situazione fastidiosa, dove i pensieri più spesso di quanto avrei voluto andavano a finire nella rabbia per il sentire di essere stata "ingannata" da persone a cui avevo dato la mia completa amicizia e fiducia, e questo era come un tarlo che inquinava la serenità della mia vita, nonostante il lavoro interiore di distacco che continuavo a tentare di mettere in atto.

Poi, a forza di chiedere aiuto a quelli che chiamo i miei "Piani Alti", l'input è arrivato, ho seguito le indicazioni "piovute dal cielo", (benedetti, in primo luogo, "I King", che mi hanno "descritto" non solo una immagine estremamente precisa della situazione, ma anche il come fare per uscirne!), ho fatto il passo che mi era stato indicato, e tutto è cambiato.

In realtà la situazione oggettiva non è cambiata affatto, da un certo punto di vista potrebbe perfino apparire peggiorata, perchè, visto da un livello prettamente "umano", sembra addirittura che io mi sia data la "zappa sui piedi".
Quella che è cambiata totalmente è stata la mia percezione interiore dell'intera vicenda: il passo fatto è come se mi avesse portato su un gradino più alto, da cui ora riesco a vedere la cose in un modo diverso, e da dove mi giungono, soprattutto attraverso i sogni, messaggi di conferma dell'aver agito "in conformità con il cielo".

Il senso dell'ingiustizia subìta continua a rimanere, non c'è ancora una "pacificazione totale" rispetto alla situazione e alle persona coinvolte, ma quella che non c'è più è la rabbia, mentre al suo posto ci sono sprazzi di gioia che in certi momenti della giornata di colpo piacevolmente mi "assalgono".

Parafrasando il Leopardi potrei perciò affermare: "uscir di rabbia è sì gioia tra noi..."

... e si può... volare!

Il testo e i tre disegni psichici - eseguiti, come processo, sul tema "A che punto siamo?" - sono di Delia e vengono rilasciati attraverso una licenza Creative Commons (creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/deed.it).
L'immagine dello 'splash' è di cybergedeon (openclipart.org/detail/37219/splash-by-cybergedeon).
L'immagine della farfalla frattale è di Candie_N (flickr.com/photos/scjn/3600844837).