Delia

La Via della Gioia

Cosa è la gioia?

Si parla di piacere (contrapposto al dolore), di felicità, di divertimento, di svago, di contentezza... ma raramente si sente usare la parola gioia.

Cercando la parola "Gioia" su Wikipedia, (il mio riferimento-base per le informazioni di cui necessito), esce, oltre a "Gioia del Colle", "Gioia Tauro", e similari: "Gioia, emozione di contentezza".
Cliccando su questa voce, la parola gioia non viene più menzionata, (a tutt'oggi, perchè su Wikipedia le cose possono subire modifiche da un giorno all'altro), ma esce:

"La felicità è lo stato d'animo (emozione) positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri.
L'etimologia fa derivare felicità da: felicitas, deriv. felix-icis, "felice", la cui radice "fe-" significa abbondanza, ricchezza, prosperità.
La nozione di felicità, intesa come condizione (più o meno stabile) di soddisfazione totale, occupa un posto di rilievo nelle dottrine morali dell'antichità classica, tanto è vero che si usa indicarle come dottrine etiche eudemonistiche (dal greco eudaimonìa) solitamente tradotto come "felicità".
Tale concezione varia, naturalmente, col variare della visione-concezione del mondo (weltanschauung) e della vita su di esso."

Interessante il fatto che non esista una definizione autonoma per la gioia; di fatto gioia e felicità non sono la stessa cosa.

Io definirei la felicità uno stato massimo "umano", emozionale, lo stato della soddisfazione dei desideri, come dice appunto la definizione di Wikipedia; invece la gioia è uno stato dell'"Essere", che va al di là delle emozioni, pur comprendendole, ma si rivolge alla totalità del Sè, è lo stato in cui ci si sente in armonia con il Tutto, quando si sente che si sta compiendo il proprio "ruolo cosmico", quando si sta esprimendo (esprimere = premere fuori) il proprio programma interiore, anche se questo comporta fatica e stress e, a volte, anche dolore, quando si riesce a com-prendere quello che "sta dietro" agli eventi, per cui non si può fare altrimenti che accettarli... con gioia; la gioia è l'"amicizia" con il Divino, il collaborare con Lui al massimo delle proprie potenzialità.

E mentre la felicità svanisce al momento in cui si perdono le cose che ci hanno reso felici (pensate a un grande amore che va in frantumi...), la gioia è un qualcosa che, una volta conquistata, non la si perde più... a meno che si "voltino le spalle al Cielo".

Quanta gioia c'è nella tua vita?

Te lo sei mai chiesto? Da 1 a 10, quanto spazio dai alla gioia?
Ti svegli al mattino ringraziando di avere una nuova giornata da vivere, magari in gioia?
Vorresti provare più gioia?

Come poter aumentare la propria gioia?

Per rispondere a questa domanda non posso che testimoniare quello che è successo a me (come diceva Sri Aurobindo: "Solo la gioia può convertire alla gioia")
Ho avuto un'infanzia e una giovinezza molto poco gioiose, ma da qualche tempo, diciamo da qualche anno, posso dire che la mia vita è diventata gioia pura.

Cosa mi è successo?

Alla fine di tanta ricerca e "lavoro" su di me sono riuscita a contattare la mia anima, e a mettere la mia vita "nelle sue mani" (se così si può dire!).
Il dolore, lo stress non è sparito, ovviamente, fa parte della vita (viviamo nella dualità), ma anche nei momenti "bui" la "luce dell'anima" rischiara una parte di me che mi fa comprendere quello che mi sta succedendo, e mi ricorda, come dice Kahlil Gibran ne "Il Profeta", che "il dolore è il fuoco sacro del vasaio che prepara la coppa che in fine conterrà la gioia". E' anche un po' quello che diceva il Leopardi "Piacer figlio d'affanno, [...] uscir di pena è diletto fra noi": ci vuole la tempesta che ci scuote dal torpore per avere poi la quiete... che può diventare consapevolezza e gioia.

Per me infatti questo vuol dire che quando arrivo a com-prendere quello che mi sta succedendo, le motivazioni profonde di ciò che sta avvenendo, (e "chiedete e vi sarà dato, [...] bussate e vi sarà aperto", se chiediamo sinceramente al nostro profondo e poi rimaniamo in paziente ascolto la risposta arriva sempre) la consapevolezza diventa gioia, pur ancora avvolta dal dolore.

Poi il dolore passa, è uno stato transitorio, (la durata del dolore dipende anche da noi, da quanto impariamo a trascenderlo), ma la gioia della consapevolezza rimane per sempre e cresce sempre di più.


Delia    2-9-2020
Centro Inkantus - Gruppo di disegno psichico

Una "via regale" per vivere nella gioia è l'espressione di sè, del proprio Sè profondo, della propria unicità, e il modo più facile per farlo è attraverso la creatività in tutte le sue forme.

Alcune esperienze di Gioia

Delia
Ho cantato con il pettirosso
- un'esperienza di gioia inaspettata -

Eravamo ancora in pieno inverno, ma la giornata era mite, e con un sole tiepido che mi scaldava la schiena mentre, seduta sul panchettino davanti al gradino della porta a vetri di casa, setacciavo la terra di una aiuola dismessa, per poterla utilizzare in seguito per le piante in vaso - un lavoro lungo e ripetitivo.

Per "tenermi compagnia" canticchiavo a mezza voce vecchie canzoni, che evidentemente sono piaciute al pettirosso, che ha cominciato ad "accompagnarmi", dal fondo del giardino, con i suoi trilli.
Abbiamo iniziato un "duetto": ogni tanto sospendevo la mia canzone per ascoltare lui (o lei, chissà?), e poi riprendevo a canticchiare, mettendo nel mio suono una intenzione di comunicare con l'uccellino.

Ho sentito i suoi trilli che piano piano si avvicinavano, finchè l'ho percepito proprio dietro di me, a poco più di 2 metri di altezza, su un qualche ramo, forse della rosa rampicante.
Sono rimasta immobile, ho resistito alla tentazione di voltarmi e di guardarlo, per non spaventarlo e farlo fuggire, e ho continuato a cantare a mezza voce, con i sensi aperti alla sua piccola, dolce presenza, e con una grande emozione di stupore e di gioia, che mi percorreva dalla testa ai piedi.

Siamo andati avanti per un po' a "dialogare" con le note, e poi all'improvviso il canto è finito e lui è volato via.

Il setacciamento della terra è terminato, tutti gli altri lavori di manutenzione in giardino sono più dinamici, e così non si è più creata l'occasione perchè questa esperienza "magica" si potesse ripetere.
Sento spesso, da un punto o dall'altro del giardino, il trillo del pettirosso, dai rami alti dell'alloro o degli oleandri. A volte ho la sensazione di comunicare con lui - gli parlo modulando la voce - ma fino ad ora non abbiamo più avuto l'occasione di "cantare" insieme.

Ed è probabile che questo non succederà più, perchè ora il "mio" pettirosso ha qualcun altro con cui fare duetto: infatti da qualche tempo, dopo essere stato "single" per tutto l'inverno, (al contrario dei merli che sono sempre in coppia), ha trovato "l'anima gemella"... adesso sono in due!
Quello nuovo per il momento si individua facilmente perchè è ancora piccolino e magro: diamogli tempo un mese, e sicuramente, dato che ora usufruisce del nostro "buffet" al pari degli altri, si "incicciottirà" come il primo, e non sarà più possibile riconoscerli l'uno dall'altro!

Aggiornamento - Con il procedere della primavera il pettirosso e la sua compagna se ne sono andati: evidentemente questo, che io considero un piccolo "paradiso terrestre", non è grande a sufficienza per due nidi, e qui è regno incontrastato dei merli, da varie generazioni.
Così, con mio grande dispiacere, il "mio" pettirosso e la sua compagna sono andati altrove a costruirsi la loro "casa" dove allevare i loro piccoli.
Grazie, pettirosso, per averci allietato per un po', e... Buona Fortuna, piccolini cari!

Delia
Il nido a portata di mano

E' la primavera del 2020. Sono in giardino, nel gazebo, a occuparmi dei gelsomini di cui sto cercando di fare delle talee. Ho bisogno di una cassetta piccola su cui porre il vaso con il rametto, ancora attaccato alla pianta-madre, che dovrà fare le radici per formare una nuova pianta.

Nell'angolo a sinistra in fondo al giardino, dietro il laboratorio del mio vicino commercialista tengo i rami tagliati che utilizzo come sostegno e le cassette di plastica di varia grandezza recuperate al mercato.


Il giardino visto dal satellite di Google.
Il pallino rosso indica la posizione del nido dei merli.

Vado lì per prendere una cassetta piccola che qualche mese prima ho impilato sopra a quelle più grandi. Sono senza occhiali, per cui la mia vista non è perfetta, però mi accorgo che nella suddetta cassetta c'è qualcosa di marrone, una specie di grosso batuffolo. Sono foglie secche?

Cerco di vedere meglio, ma non capisco cos'è.

Allungo lentamente la mano, potrebbe anche essere una sorpresa poco piacevole. Sto per toccare, e il batuffolo marrone vola via, lasciando scoperto un nido con due uova azzurrine.

Era la merla! Ma è matta, a fare il nido a un'altezza di un metro e venti da terra?

Già l'anno scorso avevano fatto il nido sul gazebo, a poco più di 2 metri da terra, dove Luca, con la sua altezza, avrebbe potuto benissimo mettere le mani, ma ora proprio stanno esagerando!!!

In genere fanno il nido sulla palma, a circa 3 metri, o sugli oleandri in fondo al giardino, ma adesso si stanno proprio allargando, o meglio, stanno scendendo di altezza.

Sono sconvolta da questa scoperta, poi rifletto sul fatto che queste bestiole, in natura selvatiche e non ammaestrabili, che hanno una grande paura dell'uomo, qui proprio si stanno fidando di noi ... e mi prende una grande gioia a rendermi conto di questo.

Vero è che da anni li nutriamo, con briciole e mele, ma si sono sempre tenuti a discreta distanza (tranne quando la loro dispensa era vuota e venivano a fare i balletti a un metro dalla nostra porta, salvo poi scappare immediatamente quando uscivamo per mettere loro il cibo).

Poco tempo dopo è nato un piccolo: lo abbiamo tenuto d'occhio a distanza, stando ben attenti a non avvicinarci troppo, abbiamo visto i genitori che lo nutrivano (magari scavando nei nostri vasi per trovare i vermi), finchè è diventato abbastanza grande e ha imparato a volare.

A quel punto siamo andati a controllare il nido: era rimasto un uovo non dischiuso: eccolo!


Il nido ormai abbandonato, con l'uovo non dischiuso,
a un'altezza di 1,20 mt. da terra!

Ma non è che a questo punto l'anno prossimo verranno poi addirittura dentro casa nostra a fare il nido?

Annie
Due cuori, un sorriso e un fiore...

La vita ci sorprende regalandoci momenti di gioia semplice e pura. Se riusciamo a stare in ascolto, possiamo coglierli e riempirci con le sensazioni offerte da questa connessione con l’amore puro della vita.

Un sorriso
A casa, una sera, mettendo a posto la cucina, immersa nei miei pensieri, alzo qualche stoviglia e qualcosa cattura la mia attenzione: sul tavolo è apparso un viso con due occhietti tondi e un bel sorriso. Non c’è dubbio, è proprio un volto che mi sorride e il mio cuore accoglie questa scoperta come un dono, una manifestazione amorevole e confortante.

Il primo cuore
Una mattina bevo un caffè, poi mi appresto a lavare la tazzina, qualcosa mi spinge a guardare il fondo della tazza e con mia grande meraviglia, vedo un bel cuore... un cuore perfetto che si è formato in fondo alla tazzina. Non c’è bisogno di essere esperti nella lettura dei fondi di caffè... La vita mi manda un bellissimo messaggio di amore che infonde pace e serenità nel mio cuore.

Il secondo cuore
Un mese dopo... Magia!!! È apparso un altro cuore! Da una parte mi sembra davvero incredibile, dall’altra sono grata verso la vita per regalarmi dei segni così chiari della sua presenza e della nostra interconnessione.

Un fiore
Sempre in cucina, sto tagliando la verdura... e il mio sguardo cade sul pezzo appena tagliato. Le coste si sono trasformate in rosa!!! Un altro bel regalo inatteso

Commento di Delia: "Questo ha veramente dell'incredibile!"

Delia
Un'esperienza di gioia con un... piccolo cantante

Ho 36 anni. Sono in montagna a Folgarida, sulle Dolomiti (cime sacre!!!) con una amica, insieme alla quale abbiamo affittato un mini-appartamento, noi due e mio nipote che allora aveva una decina d'anni.
Ho passato la notte fuori... una notte magica, unica, e mi sento molto quieta, percorsa dall'energia "sacra" che ho ricevuto attraverso l'esperienza appena vissuta, che sto ancora "assaporando".
Sto scendendo molto lentamente la lunga scalinata di pietra che mi porta verso casa, appoggiandomi con la mano destra al mancorrente di legno.
A un certo punto sento un cinguettio molto forte vicino a me, guardo la mia mano ferma sul mancorrente, e vedo che aggrappato al mio dito, come se fosse su un ramo, c'è un uccellino, che sta cantando a gola spiegata.
Rimango immobile, esterrefatta, a guardarlo.
Lui continua a cantare, sempre aggrappato al mio dito.
Questa cosa mi crea un'emozione enorme, una gioia quasi insopportabile.
Dopo un po' sento che per me è troppo, non ce la faccio più a reggere il carico emozionale, gli dico "vai!", e muovo appena la mano.
Lui si stacca e vola via. Ho una reazione fortissima.
Scendo velocemente la scalinata ed entrando in casa scoppio a piangere. La mia amica, preoccupata, mi chiede cosa mi è successo. "Va tutto bene, sto piangendo di emozione e di gioia!" e le racconto... (ovviamente non la notte, che ha creato l'energia particolare che ha attirato l'uccellino, ma solo l'incontro con la dolce bestiola).
E questa energia particolare, questa gioia, rimarrà dentro di me per tutta la giornata e, anche se un'esperienza del genere non si è poi più ripetuta, ha comunque lasciato un ricordo indelebile dentro di me, di gioia e di gratitudine.

Delia
Un incontro molto speciale con un cristallo

E' successo una quindicina di anni fa: ero andata in erboristeria per comprare qualcosa. L'erborista era impegnata con una cliente, e nell'attesa mi sono guardata un po' in giro.
Su una mensola era esposta una bellissima lampada di cristallo di quarzo fumè: è stato un vero "colpo di fulmine", mi è presa un'emozione fortissima, inspiegabile, come se quel cristallo lo conoscessi da molto tempo e lo avessi finalmente ritrovato, e ho "sentito" che assolutamente dovevo comprarlo.
Il prezzo esposto era di 120 Euro, più che ragionevole, data la sua bellezza, solo che in quel momento avevo con me poco più di 20 Euro, quello che mi sarebbe bastato per comprare quello di cui avevo bisogno.
Quando è stato il mio turno, rinunciando all'acquisto, ho dato i 20 Euro come acconto per il cristallo, riproponendomi di tornare l'indomani a dare il resto.
E sono andata in cartoleria a trovare un'amica.
Appena arrivata lei mi ha detto che aveva 100 euro da restituirmi, in forte anticipo sulla data di "scadenza" (io proprio andando da lei non avevo pensato ai soldi!). Mi è sembrata una sincronicità incredibile e una conferma assoluta che quel cristallo doveva proprio venire a stare con me.
Ho preso i 100 euro, spiegando alla mia amica quale grazia mi stava facendo, sono tornata di corsa all'erboristeria a riscattare il mio cristallo-lampada, e con grande gioia l'ho portato a casa dove, da allora, dormo tutte le notti a due spanne da lui (spento), che irradia su di me la sua energia, e che mi illumina con la sua luce tenue dal comodino quando, da sdraiata nel letto, rifletto sulla mia vita prima di addormentarmi.

I frattali sono elaborazioni grafiche di KaCey97007 (flickr.com/photos/kacey/3468979574 e flickr.com/photos/kacey/2600834556).
Le foto dei pettirossi sono di Alessandro Musicorio (flickr.com/photos/alessandromusicorio/5111217246), Lorenzo Magnis (flickr.com/photos/lorenzo-l-m/2931568137), Antonio Marano (flickr.com/photos/marantoni1950/4350730739).
La foto del nido è di Daniela ed è rilasciata attraverso una licenza Creative Commons (creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/deed.it).
Le foto della condivisione di Annie sono... di Annie
e sono rilasciate attraverso una licenza Creative Commons
(creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/deed.it).
L'immagine del quadro in stile Van Gogh è di Alessia
e viene rilasciata attraverso una licenza Creative Commons
(creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/deed.it).
L'immagine dell'uccellino è condivisa da Firkin (openclipart.org/detail/230170/lesser-redpoll-2).