Delia

Introduzione

Molti, molti anni fa, poco tempo dopo che era morta mia mamma, mentre ero in treno, ho "ricevuto" la prima parte di questo racconto, che ho scritto su un minuscolo taccuino che avevo con me; ho "sentito" che, in qualche modo, questa "canalizzazione" mi proveniva da lei.

Tornata a casa l'ho battuta a macchina (allora i computer erano ancora di là da venire), e l'ho completata, più con il pensiero e la fantasia che non con l'immagine psichica, come era invece avvenuto per la prima parte.

Ecco il racconto:

Giannino viveva in campagna. Aveva 9 anni. Era figlio di contadini.
D'inverno andava a scuola nel paese vicino. D'estate, durante le vacanze, passava le sue giornate nella cascina dove abitavano i suoi genitori.
C'era molto verde intorno, campi coltivati, galline, polli, conigli.
Giannino si divertiva ad andare in giro a raccogliere erbe strane e a guardare gli animaletti che vivevano nei campi.

Aveva imparato moltissime cose sulla vita delle formiche, delle talpe, dei vermi, e di tutti gli altri animali che popolavano la campagna.
Spesso gli sembrava che le bestioline avessero delle cose da dirgli, e allora si metteva in ascolto.

Un giorno, in mezzo all'erba alta, vide un animaletto così strano, ma così strano, che si fermò stupito a guardarlo.
Ormai Giannino conosceva così bene gli abitanti del suo territorio, che vedere un essere così diverso lo stupì moltissimo.
Era tutto verde.
La testa aveva tre occhi, e aveva una forma allungata in alto, come una piccola pera.
Aveva sei gambe, e alla fine di ognuna sette piccoli tentacoli, come delle dita mobilissime.
Il corpo era una sfera, e non si riusciva a capire quale fosse il davanti e quale il dietro.
"Sembra un po' un ragno", pensò Giannino, "Però per essere un ragno è molto grazioso!"

L'essere si mosse, si sollevò su due soli arti, protendendo in avanti i quattro rimasti liberi.
- "Ciao, Giannino!"
Il bambino si volse, ma non vide nessuno dietro di sè.
- "Ciao, Giannino!"
Il bambino si rese conto che la vocina proveniva da dentro di sè. Stupito si mise in ascolto.
- "Non sono un animale del tuo paese. Vengo da un mondo molto lontano. Ho viaggiato per molto tempo attraverso gli spazi. Ho visitato stelle e pianeti d'ogni genere"
Giannino capì che chi parlava era l'esserino verde. Ma come mai sentiva la sua voce dentro di sè?

E poi, come faceva a sapere il suo nome?
- "Io mi chiamo QTZLY. Conosco il tuo nome perchè la mia razza comunica attraverso il pensiero. Noi non ci parliamo, come fate voi, ma captiamo direttamente il pensiero dei nostri amici.
Siamo tutti esseri indipendenti, unici, ma nello stesso tempo c'è un'unità, un legame tra noi, che è l'aprire la nostra mente agli altri e formare con gli altri una mente unica.
Nel momento in cui comunichiamo diventiamo un essere solo.
Non abbiamo segreti tra noi, e non ci sono nemici.
Così io posso leggere nella tua mente e parlarti direttamente nel tuo pensiero.
Tu ancora non puoi leggere nella mia, però, se lo vorrai, ti potrò portare per un po' di tempo nel mio mondo, così potrai imparare anche tu a vivere come noi."
- "Com'è possibile?"
- "Raccogli i tre fili d'erba che hai di fianco al tuo piede destro, e mangiali"
Giannino si chinò e vide tra l'erba verde tre fili di un colore azzurro intenso.
Li strappò e li mangiò.
Avevano un sapore strano, ma piacevole.

Pochi minuti dopo Giannino cominciò ad avvertire un formicolio per tutto il corpo, e una sensazione stranissima che il suo corpo si stesse rimpicciolendo.
Gli girava la testa. Chiuse gli occhi. Quando poco dopo li riaprì, oh, meraviglia! L'erba attorno a lui era diventata così alta che lo sovrastava.
No! Era lui che era diventato piccolo.
Davanti a lui c'era l'essere verde, alto come lui.
Fece per scappare.

- "Non avere timore" sentì la vocina dentro di sè "In qualsiasi momento, basta che tu dica con forza e intensità - voglio tornare come ero prima - e riprenderai le tue dimensioni normali; ora dammi la mano e chiudi gli occhi"
Un po' tremante ancora, Giannino diede la mano a QTZLY. La manina verde dalle 7 dita era morbida, come il velluto, ma sembrava dare una leggera scossa elettrica.
Giannino chiuse gli occhi.
Subito si sentì sollevare, ed ebbe la percezione che tutto intorno a lui stava cambiando, in modo indefinibile. L'unico aggancio era la manina morbida ed elettrica. Giannino si lasciò andare a quel contatto.

Si ridestò come da un sogno.
- "Siamo arrivati; apri gli occhi, Giannino!"
Giannino sentì che ora i suoi piedi appoggiavano su un terreno morbido, come un tappeto.
Non riusciva ad aprire gli occhi. Nella sua testa sembrava che si fosse scatenato un temporale. Sentiva come delle onde, delle voci, dei suoni, che si incrociavano in tutte le direzioni, che si rincorrevano, un accavallarsi di emozioni che non capiva.
Aveva voglia di urlare e di scuotersi per liberarsi di tutta quella ridda di cose che lo sballottavano internamente.
Di colpo tutto tacque, e rimase solo la vocina di QTZLY.
- "Scusami, Giannino, non avevo pensato che tu non puoi ancora essere immerso nella rete dei nostri pensieri e delle nostre emozioni. Ora ti ho isolato. Lascerò che tutto arrivi a te poco per volta. Adesso puoi aprire gli occhi."
Ancora un po' sgomento, Giannino aprì gli occhi.

Rimase abbagliato: una intensità di luce simile non l'aveva mai vista prima.
Man mano che i suoi occhi si abituavano alle nuove impressioni e cominciavano a mettere a fuoco, a Giannino sembrava sempre di più di essere immerso in un arcobaleno.
La luce intensa che lo aveva colpito all'inizio si rifrangeva in vari punti, trasformandosi in tanti colori, di una luminosità, di una intensità, di una lucentezza incredibili.
Giannino si sentiva girare la testa. Gli sembrava di essere anche lui di tutti i colori, gli sembrava che quella luce e quei colori che vedeva fuori di sè lo attraversassero, per uscire poi da altre parti.
D'improvviso sentì esplodere dentro di sè una gioia enorme: tutto era incredibile e bellissimo.
Anche QTZLY, accanto a lui, aveva assunto un aspetto diverso: il colore verde del suo corpo aveva preso una tonalità iridescente, e in certi momenti aveva dei riflessi d'oro.
- "Com'è bello!" esclamò Giannino, e diede la mano a QTZLY.
- "Vieni, andiamo un po' in giro."

Seguendo l'amico, Giannino cominciò a muoversi su questo mondo nuovo e meraviglioso.
Che effetto strano! Il terreno era morbido, e Giannino aveva l'impressione di sfiorarlo appena, camminando, quasi volasse.
- "Sul mio mondo la gravità è minore che sul tuo", gli spiegò QTZLY, "è per questo che ti senti leggero e ti sembra di volare"
Giannino cominciava a mettere a fuoco gli oggetti intorno a sè.

Si accorse che i punti dove la luce si spezzava e si rifletteva in mille colori erano degli enormi cristalli di varie forme.
- "Sono le nostre case" disse QTZLY "Vedi, noi non abbiamo bisogno di luce elettrica, nè di torce, nè di candele. Da noi c'è sempre luce. Guarda in alto"

Giannino alzò la testa e rimase esterrefatto: c'erano tre soli, luminosissimi. Doveva guardarne uno per volta, perchè il guardarli tutti e tre contemporaneamente lo abbagliava.
- "Ora siamo in pieno giorno, e i nostri soli brillano insieme. Poi, uno alla volta, vanno a dormire, ma, prima che l'ultimo se ne vada oltre l'orizzonte, un altro risorge, dalla parte opposta. Così qui da noi non c'è mai la notte buia.
Di notte da noi è tutto rosato, come nel vostro crepuscolo, e si possono vedere le stelle. Però noi non abbiamo la luna! Vieni, ti porto a casa mia"

Giannino non riusciva a vedere nessuna apertura nel masso di cristallo ovale di fronte al quale si erano fermati.
- "Vieni!"

Senza capire come, Giannino si trovò all'interno, in una grande stanza ovale.
Non c'erano spigoli, tutto era tondeggiante.
Per terra un morbido tappeto argenteo, con tanti cuscini, pure argentei.
Giannino si sedette su un cuscino. Sentiva dentro di sè una pace, una serenità, una gioia che non aveva mai provato.
QTZLY ora sembrava d'oro, e sorrideva. Sorrideva? ma come faceva a sorridere se era così diverso, così strano?
Era la sensazione di pace e allegria che emanava che dava l'impressione che sorridesse.

Toccò un punto della parete argentea, che come d'incanto aprì un piccolo vano in cui c'erano due coppe di cristallo, colme di un liquido rosa.
QTZLY ne porse una a Giannino. Era una bevanda dolce, aromatica, buonissima.
Mentre beveva, Giannino cominciò a sentire come delle voci allegre dentro di sè.
- "Sono i miei amici che ti danno il benvenuto sul nostro pianeta" la voce di QTZLY si sovrappose alle altre.
Giannino non riusciva a capire cosa dicessero le altre voci, ma le sentiva amiche, cordiali.
Si abbandonò alla sensazione piacevole che gli dava l'ascolto di quei suoni, gli sembrava una musica allegra e dolce nello stesso tempo.
E si accorse che stava rispondendo a quelle voci, non a parole, ma con una specie di canto interno.
Aveva la sensazione di dilatarsi, nel contatto con quegli esseri che nemmeno conosceva, e che pure sentiva amici.
Una gioia nuova lo pervase: la gioia di non sentirsi più isolato come, si rese conto, era stato fino ad allora, ma in contatto con altri esseri, in un contatto in cui si sentiva fondere con questi esseri.

- "Vedi come è bello essere insieme! Sul tuo pianeta, la terra, gli uomini si combattono, hanno paura l'uno dell'altro, e non sanno cosa perdono!"
A Giannino ora veniva da piangere.
- "Forse, se glielo spiegherò, che è così bello essere amici, cambieranno!"
- "Forse ... col tempo..."
- "Voglio tornare sulla Terra"
- "Non vuoi conoscere ancora altre cose del mio mondo?"
- "Voglio tornare sulla Terra!"
- "Puoi tornare quando vuoi. E se vorrai rivedermi, basta che mi chiami con il pensiero, e io ti sentirò. Ormai il nostro contatto, la nostra amicizia, durerà per sempre. In qualsiasi momento tu abbia bisogno di me, chiamami, e io verrò in tuo aiuto, anche da lontano. Ormai hai imparato come si fa!"

- "Voglio tornare sulla Terra!"

La camera d'argento sparì, e Giannino si sentì trasportare attraverso il tempo e lo spazio... e si ritrovò seduto sul prato dietro alla sua cascina.
- "Ciao, Giannino, ci rivedremo...", sentì, lontana, la vocina dentro di lui.
- "Ciao, QTZLY, anch'io spero di rivederti. Ti vorrò bene, sempre!"
A Giannino sembrava che il cuore stesse per scoppiare dalla nostalgia, dalla dolcezza.

Sentì la voce della mamma che lo chiamava:

- "Giannino, dove sei? Vieni, la cena è pronta!"
Si alzò, e lentamente si avviò verso la cascina. Sulla porta c'era la mamma che lo aspettava, un po' preoccupata,
- "Dove sei stato?"
- "Ti racconterò, mamma, ho vissuto un'avventura bellissima. Ma ora stiamo insieme, anche con il papà"

E, per mano, entrarono in casa.

Il racconto è di Delia e viene distribuito
con una licenza Creative Commons (creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/deed.it).
I disegni sono di Patrizia Brambilla e vengono distribuiti
con una licenza Creative Commons (creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/deed.it).